Visita al cimitero di Oropa questo sabato, 2 agosto, programmata nella stagione estiva delle attività dal santuario. Ritrovo alle ore 15 davanti ai cancelli del campo santo.
Situato accanto al percorso devozionale del Sacro Monte, il cimitero monumentale è interessante per i suoi molteplici aspetti scultorei, architettonici, storici e affettivi.
Costituito da un campo aperto delimitato da un porticato e dal soprastante bosco, ricorda l’assai più grande cimitero di Genova: non per nulla quello di Oropa è stato definito “la piccola Staglieno”. Inaugurato nel 1877 su progetto dell’Ing. Camusso, il cimitero di Oropa presenta motivi di interesse anche per i personaggi che qui riposano: Quintino Sella su tutti, tre vescovi fra cui monsignor Giovanni Pietro Losana - il più famoso e benemerito fra coloro che ressero la diocesi di Biella - nonché prestigiosi imprenditori (da Oreste Rivetti a Riccardo Gualino), uomini politici, combattenti (come la Medaglia d’Oro Costantino Crosa), artisti (fra cui va annoverato il grande fotografo Vittorio Sella), scienziati e nobili biellesi.
Attraversando il campo santo di Oropa si può seguire l’evoluzione della scultura italiana degli ultimi centotrenta anni: in primo luogo quelle del casalese Leonardo Bistolfi, capofila del Simbolismo italiano (tombe Canepa e Serralunga), e del lombardo Odoardo Tabacchi. Numerose le opere di artisti piemontesi e dei maggiori scultori biellesi: Giuseppe Bottinelli, Massimino Perino, Sebastiano Caneparo e Stefano Vigna. In campo architettonico, oltre al porticato semicircolare progettato dall’ing. Camusso, si osservano la piramide di sienite che contiene le spoglie di Quintino Sella, progettata da Carlo Maggia; la circolare edicola Gualino, dovuta allo scultore Pietro Canonica; la bramantesca edicola Ferrua, anch’essa circolare.
Ultimo, ma non trascurabile, motivo di interesse che il cimitero di Oropa presenta sono le epigrafi. Soprattutto le lapidi ottocentesche e quelle del primo Novecento ne sono ricche: esse raccontano al visitatore innumerevoli storie, a volte drammatiche e a volte quiete, permettendo di gettare uno sguardo sulle abitudini e sulle idee di società che ci paiono oggi lontanissime.
(31 luglio 2014)





















