Era dagli anni Novanta che il mondo non doveva più fare i conti con gli ordigni pieni di chiodi e pezzi metallici, meglio conosciuti come Ied (Improvised explosive device). Allora, per fare un esempio, a utilizzarli erano i palestinesi negli attentati contro gli ebrei, in Israele, dopo che avevano già fatto la loro comparsa un po’ ovunque nel mondo, anche in Afghanistan. L’Intifada non era ancora arrivata, mentre la morte coglieva all’improvviso, anche in autobus. I primi kamikaze, sicuramente, che forse sono stati dimenticati a vantaggio di un Califfato Islamico, l’Isis, che non ha inventato nulla di nuovo.
La tragica particolarità di queste bombe sta nel fatto che, oltre ai frammenti dell’ordigno, colpiscono con chiodi o pezzi di vetro, piuttosto che con pezzi riciclati di altre bombe. Le vittime, se sopravvivono, rischiano di tenersi nel corpo per il resto della vita pezzi di metallo che possono infiammarsi e incistarsi da un momento all’altro, causando infezioni mortali. E questo per non parlare dei dolori che causano. Un esempio di ordigno che ricalca quello delle granate a frammentazione, decisamente più rozzo, ma sicuramente letale. E diversi feriti, oggi, martedì 22 marzo, hanno subito amputazioni e interventi di emergenza per rimuovere i pezzi metallici.





















