Massimo Coda ha coronato nei giorni scorsi il suo sogno d’alpinista, arrivare in cima al Cervino. Il climber paralimpico prima della nuova avventura con l’amico Andrea Lanfri, i due sono ormai noti per i progetti di «Due uomini una gamba», in Africa su Kilimangiaro e sul Monte Kenya caro al dio Ngai, realizzata con il sostegno della Sezione di Biella del Cai e del Panathlon, ha scalato i 4478 metri della bellissima montagna in compagnia dell’indispensabile amico Marco Olmo.
«Il sogno di una vita - racconta Coda - e appena intravista la croce in vetta è iniziato un pianto irrefrenabile». Stanco, sfinito e pronto a passare una notte in parete perché era impossibile con i tempi rientrare alla Capanna Carrel (3830), il biellese è liberato di un peso, non solo fisico di uno zaino stracolmo acqua, cibo e attrezzattura per rimanere all’addiaccio al buio, che l’ha assillato per molti anni. «Già prima dell’incidente mi allenavo per salire lassù. E tutti quegli anni passati seduto sul divano a pensare e a ripensare alla cima, e quasi certamente che la scelta fatta di amputare un pezzo di gamba è scaturita da quel desiderio».
Due tentativi andati a vuoto proprio con Lanfri nel 2020 con lo stop al Pic Tyndall e l’anno scorso all’Enjambée lungo la Cresta del leone. Ora nel 2022 l’indimenticabile successo. «Questa volta Lanfri, che è appena tornato dall’Everest, non ha potuto salire con noi ma mi ha detto di andare e cogliere l’opportunità di tre giorni di bel tempo, vento forte e freddo, a parte». Ma c’era l’amico Olmo rivelatosi fondamentale sia dal punto di vista tecnico per alcuni passaggi in parete sia come sostegno morale dell’intera avventura sul Cervino.
Ora qualche giorno per riprendersi dall’emozione e dalla fatica. «Dal Cervino sono arrivato a pezzi, dopo aver faticato sia salire sia a scendere, con un dolore non solo al moncone della gamba. Tornato a casa, il giorno dopo quando mi sono messo in piedi non capivo quale parte del corpo non fosse dolorante. Questa montagna resta la vetta della mia vita. Adesso ho svoltato e sono pronto anche a dire basta».
Prima l’avventura africana però. «Ebbi l’idea leggendo il libro Fuga sul Kenya di Felice Benuzzi e rimasi affascinato da quel racconto in tempo di guerra. E nelle chiacchiere con Lanfri, abbiamo deciso di tentare. Troveremo di certo nel Kilimangiaro le difficoltà dell’acclimatamento alla quota elevata e all’equatore sul Kenya oltre all’altitudine anche alcuni passaggi decisamente tecnici di arrampicata».
Partenza il 15 agosto, rientro il 4 settembre perché Coda sfrutta le ferie per le sue spedizioni. «Troverò e proverò emozioni differenti dalla mia scalata regina e mi aspetto un Kilimangiaro più easy, festoso, mentre l’altra montagna ci darà soddisfazioni come scalatori. Saremo di certo i primi amputati a salire con le protesi in cima ai monti di un continente come quello africano».
In questa nuova avventura, a sostenere Massimo e Andrea, c’è di nuovo il Cai Biella e il Cai nazionale. «Siamo orgogliosi di sostenere Massimo e Andrea, entrambi soci del Club alpino. Massimo della nostra sezione, Andrea di quella di Lucca. Abbiamo voluto inserire questa spedizione tra gli eventi per il centesimo anniversario del rifugio Vittorio Sella. Li aspettiamo a Biella, al loro ritorno, per festeggiarli. Il loro impegno è una testimonianza per tutti. Il Cai non può non sostenerli».
Da poco socio del Panathlon, Coda riceve un in bocca al lupo da parte del cosiddetto senato sportivo cittadino per voce del suo presidente Luca Monteleone: «C’à tanto orgoglio nel sostenere un’impresa come quella di Massimo Coda. In lui ritroviamo tutti quei valori di integrazione e di superamento delle difficoltà che la vita propone a tutti, sportivi e non. Massimo è per noi un esempio e siamo sicuri che i suoi successi ci sproneranno a stare ancora più vicini a chiunque abbia l’intenzione di fare sport».






















