Si chiama “terapia della bambola” ed è attualmente sperimentata in tutto il mondo, Italia compresa. Viene spesso associata alla cura farmacologica ed è in grado di ridurre le alterazioni del comportamento dell’ammalato, a volte anche fino alla loro totale scomparsa. Consiste, infatti, nel fare dell’oggetto il “bambino” che l’ammalato, in particolare la donna, deve accudire, durante la giornata.
Questo percorso di cura poco convenzionale, portato anche in alcune case di riposo del Biellese, dove ha ottenuto buoni risutlati, sarà al centro di un convegno che si svolgerà a Città Studi, giovedì, dalle 8.30 alle 17, intitolato “Le terapie non convenzionali: la bambola che aiuta”. L’incontro è organizzato dall’Associazione “La Bottega del Possibile” di Torre Pellice, con la collaborazione dell’Asl Bi e dei consorzi biellesi per i servizi socio-assistenziali Iris e Cissabo. Si tratta di un seminario formativo, che si rivolge al personale sanitario e assistenziale di ospedali, enti, cooperative, strutture residenziali e semi-residenziali per anziani, e figura come occasione di confronto sul tema delle terapie non convenzionali, sulla loro integrazione con quelle farmacologiche e su come sperimentarle.
A condurre il dibattito sarà Ivo Cilesi, pedagogista, psicopedagogista, ideatore del modello terapeutico di riferimento in Italia. Con Cilesi, interverranno Bernardino Debernardi, direttore della Geriatria Post Acuzie dell’ASL BI e un operatore socio-sanitario. Spiega Debernardi: «Gli ammalati per i quali è possibile ricorrere alla terapia della bambola riescono a gestire meglio l’agitazione, l’ansia e l’irritabilità e, allo stesso modo, questo metodo influisce positivamente sull’apatia e sulla depressione, in quanto l’accudimento della bambola richiama l’attenzione della persona».






















