Siamo quasi alla fine del nostro viaggio musicale di questo 2025, e prima del gran finale ed in questo quarantacinquesimo appuntamento, facciamo tappa in un luogo sonoro potente e spiazzante. “Drones” dei Muse, pubblicato nel 2015, per la band britannica è un ritorno al suono più rock e diretto rispetto agli esperimenti elettronici del disco “The 2nd Law”: le chitarre sono grezze ed esplosive, la batteria è pura energia, mentre la voce di Matt Bellamy esplode in ogni brano. Gentili lettori, bentornati a “Riascoltati per voi”.
Quando uscì questo concept album oscuro e visionario, avevo poco più di trent’anni e i Muse rappresentavano per me la perfetta fusione tra potenza rock e visione futuristica.
Uno dei punti forti di “Drones” è la sua potenza sonora: il brano “Reapers” ha uno dei riff di chitarra più travolgenti e spettacolari dei Muse, mentre “The Handler” mi piace molto perché mette in mostra l’equilibrio perfetto tra groove e tensione. Così come la parte centrale di “The Globalist”, lunga oltre dieci minuti, è un piccolo viaggio dentro il caos: parte lenta e malinconica, poi cresce fino ad un’esplosione di chitarre e batteria che ti lascia senza fiato. Per non parlare di “Aftermath", trovo sia la canzone più intima e sognante, serve per dare respiro all’ascolto perché in mezzo a questo album c’è tanta, tantissima potenza.
Riascoltare “Drones” nel 2025, genera ancora forti emozioni attraverso quel suono tutto mi appare ancora attuale. Brani come “Dead Inside” o “Mercy” funzionano ancora benissimo, anche dopo anni, perché racchiudono quella forza emotiva che solo i Muse sanno dare ai propri fan.
Qualche curiosità prima di lasciarvi all’ascolto: “Drones” vinse il Grammy Award come Miglior album rock del 2016. Bellamy e soci, registrarono il disco in gran parte dal vivo, questo fece sì che riuscirono a recuperare l’energia dei primi ed indimenticabili tempi. Durante i concerti del tour, i Muse usarono droni reali che volavano sopra al pubblico, creando uno spettacolo futuristico e inquietante allo stesso tempo.
Insomma, questo è un album potente, teatrale e diretto. “Drones” ha dato modo di far tornare la band alle radici del loro rock. A distanza di dieci anni, continua a suonare come una sveglia che ci invita a non spegnere la nostra anima.
I miei brani preferiti sono: "Dead Inside", "Psycho", "Mercy", "Reapers", "The Handler", "Defector", "Revolt", "Aftermath" e "The Globalist”.
Voto: 10
Tracce:
1) Dead Inside – 4:23
2) [Drill Sergeant] – 0:21
3) Psycho – 5:16
4) Mercy – 3:51
5) Reapers – 5:59
6) The Handler – 4:33
7) [JFK] – 0:54
8) Defector – 4:33
9) Revolt – 4:05
10) Aftermath – 5:47
11) The Globalist – 10:07
12) Drones – 2:49
Durata: 52 minuti.
Formazione:
- Matthew Bellamy – voce, chitarra, pianoforte, sintetizzatore modulare
- Chris Wolstenholme – basso e cori
- Dominic Howard – batteria
Mi piacerebbe davvero conoscere le vostre impressioni! Condividete con me i vostri pensieri non solo su “Drones”, ma anche sui Muse e sull'impatto che la loro musica ha avuto sulle vostre vite. Ogni opinione è un pezzo in più di questa grande storia musicale che ci unisce.
Alla prossima tappa del nostro viaggio musicale!























