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Music Cafè | 07 dicembre 2025, 07:00

Wolfmother (2005): il ritorno del rock ruvido e psichedelico – Riascoltati per Voi #44

Storia, tracce e impatto di un album diventato culto

Wolfmother (2005): il ritorno del rock ruvido e psichedelico – Riascoltati per Voi #44

Wolfmother (2005): il ritorno del rock ruvido e psichedelico – Riascoltati per Voi #44

Bentornati con la rubrica settimanale, “Riascoltati per voi”. Dopo le atmosfere sognanti e malinconiche degli Smashing Pumpkins, oggi in questo quarantaquattresimo appuntamento ci tuffiamo in qualcosa di completamente diverso: un ritorno al rock più diretto, grezzo e potente. I protagonisti di questo nuovo viaggio che faremo insieme, sono il trio australiano Wolfmother, con il loro omonimo album d’esordio del 2005. Un disco che, fin dal primo ascolto, sembra uscito da un’altra epoca: riff imponenti, organi psichedelici e un’energia che ti travolge come un temporale estivo, una sorta di tuffo nel passato ma con l’anima del presente.

Quando l’omonimo album dei Wolfmother uscì, molti critici lo definirono un “viaggio nel tempo”. Il suono del gruppo ricordava i Led Zeppelin, i Black Sabbath e i Deep Purple, ma con un tocco molto più moderno, potente e senza compromessi.

Il cantante e chitarrista Andrew Stockdale, con la sua voce roca e graffiante, guida la band come un vero frontman d’altri tempi, accompagnato da Chris Ross al basso e alle tastiere con Myles Heskett a tenere il tempo con la batteria.

Quello che mi ha sempre colpito di questo disco è la naturalezza con cui questi tre musicisti riportano in vita il classico spirito targato anni ’70 senza sembrare una semplice copia e incolla. Le canzoni hanno molta grinta, passione e quella vena psichedelica che rende l’ascolto sempre molto intrigante.

Infatti, brani come “Woman” (vincitore di un Grammy Award) e “Joker & the Thief” (brano che solo lui vale il prezzo del disco!), sono ormai dei piccoli classici del rock moderno: riff a dir poco contagiosi, ritmi martellanti e tanta voglia di far muovere la testa. Mentre nel brano “White Unicorn”, la band mostra la sua parte più psichedelica, con “Vagabond” chiudono l’album con un’atmosfera quasi malinconica, come se il viaggio fosse appena iniziato.

Questo è il classico album da ascoltare ad un volume alto, anzi altissimo, con buona pace del vicinato! A me piace molto ascoltarlo in auto durante un lungo viaggio: è musica da libertà, da vento in faccia.

Un album d’esordio che suona come una dichiarazione d’amore al rock, quello vero, quello ruvido, sincero e viscerale. I Wolfmother sono stati una boccata d’aria per chi sente la mancanza del rock con la “R” maiuscola. Quindi, se amate il rock classico, questo disco vi farà sorridere per la nostalgia; se invece a leggermi è un giovane che sta cercando qualcosa di “nuovo” e vuole scoprire da dove viene il suono “duro”, i Wolfmother sono un ottimo punto di partenza per scuoterti e per farti sentire vivo.

I miei brani preferiti sono: "White Unicorn"; "Woman"; "Joker and the Thief"; "Colossal"; "Mind's Eye"; "Love Train" e “Vagabond".

Voto: 9

Tracce: 

1) Dimension - 4:21

2) White Unicorn - 5:04

3) Woman - 2:56

4) Where Eagles Have Been - 5:33

5) Apple Tree - 3:30

6) Joker and the Thief - 4:40

7) Colossal - 5:04

8) Mind's Eye - 4:54

9) Pyramid - 4:28

10) Witchcraft - 3:25

11) Tales - 3:39

12) Love Train - 3:03

13) Vagabond - 3:50

Durata: 51 minuti.

Formazione:

- Andrew Stockdale – voce, chitarra

- Chris Ross – basso, tastiere

- Myles Heskett – batteria

Mi piacerebbe davvero conoscere le vostre impressioni! Condividete con me i vostri pensieri non solo sull’album omonimo dei Wolfmother, ma anche sull'impatto che la loro musica ha avuto sulle vostre vite. Ogni opinione è un pezzo in più di questa grande storia musicale che ci unisce.

Alla prossima tappa del nostro viaggio musicale!

Andrea Battagin

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