C'è chi non vede l’ora, chi ha già stirato la camicia a quadri, lucidato la penna sul cappello, comprato la bandiera o la maglietta e fatto scorta di panini con la salamella. E poi c'è chi, davanti all’arrivo di migliaia di Alpini, ha deciso che no, grazie e preferisce cambiare aria. Ma non in senso figurato. Proprio valigia alla mano, biglietto in tasca e via, lontano dal tricolore, dai cori e, soprattutto, dal traffico.
Biella si prepara a vivere l’evento del secolo, ( non ne ricordiamo un altro dalle stesse proporzioni) con i suoi tre giorni di gloria, ovvero 9, 10 e 11 maggio: il mondo (o almeno mezza Italia) guarderà qui, dirette locali e nazionali comprese. Ma ecco che, mentre si montano palchi, si organizzano bus navetta e si lucida la città e centinaia di volontari si dedicano perché l'evento sia indimenticabile, una fetta di biellesi decide di prendere il largo. “Troppa gente”, “Non si parcheggia”, “Ho paura del caos”, “Mi viene l’orticaria al suono della fanfara”... Le motivazioni sono le più disparate. Alcune comprensibili, altre meno, ma sembrano scritte da chi nel cuore ha Google Maps più che il biellese.
Si, perché alcune di queste persone alle quali abbiamo chiesto una motivazione su questa scelta, sono le stesse che in qualsiasi occasione dicono che " Biella è morta".
E questa affermazione non la vogliamo sentire.
Certo, la città sarà affollata. Sì, sarà impossibile muoversi in auto. E sì, probabilmente si sentirà l’inno d’Italia più volte di quante si siano mai sentite le campane del Duomo. Ma davvero vogliamo farci sfuggire l’unico momento in cui Biella sarà affollata come una metropolitana a Milano alle 8 di mattina? Un evento che potrebbe perfino ricordare al resto d’Italia che Biella esiste?
Insomma, chi resta dovrà "fare la sua parte", come recita l'articolo, Ma chi parte... farà la differenza. In meno. Voi che ne pensate? Meglio la baraonda patriottica o la pace con il "Camogli" in mano in un autogrill sull’A4?
Chiudiamo con questa frase, utilizzata anche in altri contesti ma che calza alla perfezione: " chi non c'è, non ci sarà"




















