Paolo Gelone Sindaco di Candelo:
"Care concittadine e cari concittadini,
grazie a tutti voi di essere qui, in P.zza Castello, per celebrare, insieme, l’80° anniversario della Liberazione. Prima di portarvi il mio messaggio chiedo un minuto di raccoglimento nel ricordo del ns. Santo Padre Papa Francesco.
Un saluto ai Consiglieri Comunali e ai giovani del Consiglio Comunale dei Ragazzi, alle scuole, all’associazione Reduci e Combattenti per la Libertà, all’Anpi, alle associazioni d’Arma, a tutte le associazioni del paese, alla ns. Banda Musicale di San Giacomo. Sono passati 80 anni da quel 25 aprile in cui gli italiani grazie alla Resistenza seppero liberare il proprio Paese dal nazifascismo. E’ una data importante per tutta la vita civile della nostra comunità, che ci ricorda la storia del nostro Paese. Il 25 aprile di 80 anni fa, terminava infatti una delle vicende più buie della nostra storia e iniziava con la nascita della nostra democrazia una delle pagine più luminose.
Per questo celebrare il 25 aprile non rappresenta, un rituale che si ripete di anno in anno, ma una occasione in cui trasmettere conoscenze e significati reali. Significa innanzitutto interrogarci sul nostro presente, sulle sfide che si pongono davanti a noi, sulla nostra capacità di realizzare, tanto individualmente quanto collettivamente, i valori e le promesse che il movimento della Resistenza ci ha lasciato. Questo è il senso e il valore di questa giornata, che giustamente non deve essere di celebrazione retorica, ma di ricordo e di riflessione al tempo stesso. Noi ricordiamo oggi, nell’anniversario della Liberazione, i tanti per lo più giovani e giovanissimi che sono stati reclusi, torturati, che hanno perduto la vita combattendo nelle montagne, nelle campagne e nelle città, i tanti di diverse generazioni che hanno perduto la vita nei campi di sterminio, i militari che rifiutarono di arrendersi ai tedeschi, i civili vittime delle stragi nazifasciste, i contadini e le contadine che hanno dato riparo a partigiani, a militari, a prigionieri in fuga, i sacerdoti caduti per difendere dalle barbarie i loro parrocchiani, le donne che in modi diversi anche aldilà della lotta armata, con le loro cure ai feriti, ai sopravvissuti, con la loro forza d’animo, con il loro sorriso hanno affrontato i momenti più duri; ricordiamo i lavoratori che scesero in sciopero nel 43 e nel 44 quando ciò costava, la detenzione, la deportazione e in molti casi la morte.
La Resistenza, prima che fatto politico, fu innanzitutto rivolta morale. La Resistenza è stata un vero moto nazionale un’esperienza collettiva condivisa in amplissimi settori della società, che ha visto uniti nella lotta, nel combattimento, ma anche in altre forme non armate la parte più viva e migliore del popolo italiano. Non ci sono negazionismi e revisionismi che reggano a questa verità storica. La ricerca storica – ha scritto in un messaggio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – deve continuamente svilupparsi “ ma “senza pericolose equiparazioni “ tra i due campi in conflitto nella lotta di Liberazione nazionale dal nazifascismo “ In concomitanza del 80° anniversario della liberazione come avete notato ho scelto una postazione diversa, qui in piazza, per le orazioni ufficiali, perché proprio 80 anni fa su questa scalinata si celebrò un evento importante per tutta la comunità come ci porta un’articolo del biellese. il 21 ottobre 1945, nel cuore di Candelo, nella sua piazza, l’ANPI pose, dedicandola ai caduti per la libertà, una lapide con su scritti i nomi dei caduti sino allora conosciuti con il seguente motto: Onore a chi cadde in cammino ed esempio a chi resta a lottar “Per iniziativa dell'Anpi di Candelo, in unione col Fronte della Gioventù e con l’Unione Donne Italiane sono state tributate domenica 21 ottobre 1945 solenne onoranze ai 7 Caduti di Candelo per la libertà. Alle nove, nel vasto piazzale davanti il Municipio, era affluita una folla imponente di Candelesi e di rappresentanti di molti paesi.
Presenti tutte le Autorità civili, politiche, militari, le Associazioni e i Partiti Politici con i loro gagliardetti e bandiere, tra cui spiccava il fiammante gonfalone del Comune. La Banda musicale di San Giacomo prestò il servizio d'onore. Sul muro dell'ala destra del Municipio, sotto la lapide che ricorda i Reduci della patrie battaglie spiccava una nuova lapide con i nomi dei sette Caduti di Candelo adorna di tricolori e di fiori.” Sulla gradinata del terrazzo comunale era stato eretto l'altare per la Santa Messa. La vasta Piazza presentava l'aspetto delle grandi manifestazioni popolari. Alle 09:30 scoperta lapide ricordo, il Vicario Don Paolo Rondi, assistito dall'Arciprete Don Macchieraldo compì la cerimonia della benedizione della lapide. Fra un religioso contegno segui la Santa Messa celebrata dal Reverendo Don Pietro Bonino, il quale al Vangelo rivolse opportune parole sugli ideali: Dio e Patria ricordando i doveri che ne derivano. In sostituzione dell'oratore ufficiale Gemisto parlarono: Baraldo Primina , una rappresentante dell'UDI, il signor Brina Antonio e il Partigiano Brina Ivano nome di battaglia (Pistola), esaltando il sacrificio dei caduti. Anch’io oggi come allora avrei voluto far erigere su questa gradinata l’altare per la Santa Messa ma purtroppo la concomitanza del Giubileo a Roma ha fatto slittare questo momento a domenica 4 maggio ore 18,00 c/o la Chiesa di S. Maria Maggiore in cui Don Simone officerà una Santa messa per la pace e in ricordo dei caduti di tutte le guerre. W LA LIBERTA’ W L’ITALIA W CANDELO"