Riceviamo e pubblichiamo:
“Con inquietante costanza si assiste ad una sequela di eventi critici che interessano i penitenziari d’Italia e rispetto ai quali nessuna delle strategie poste in campo pare restituire i risultati sperati. Domenica è stata la volta di Biella dove due detenuti extracomunitari si sono resi protagonisti di azioni vandaliche ai danni dei beni dell’amministrazione (leggi anche: Carcere Biella, due detenuti lanciano pietre contro agenti, poi vanno sul tetto e allagano corridoio).
Nell’azione di distruzione degli arredi, hanno ricavato delle armi bianche rudimentali con le quali hanno poi aggredito due ispettori e 3 agenti, tutti intervenuti per riportare l’ordine nel reparto. Fino a 10 giorni di prognosi per i malcapitati poliziotti che hanno dovuto far ricorso alle cure dei presidi ospedalieri cittadini. A corredo di una condotta già di per sé deprecabile, i due detenuti sono finanche riusciti ad arrampicarsi sul tetto del carcere, desistendo dai propri propositi solo dopo l’intervento del Comandante di Reparto.
Di certo si è apprezzato l’intervento tempestivo del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, a cui va il merito dell’impegno teso ad ottenere l’immediato trasferimento dei facinorosi presso altri istituti penitenziari. Il caso di Biella non è un episodio isolato, né nella stessa cittadina piemontese né sullo scenario nazionale: quel che dovrebbe essere l’assurdo di un comportamento intollerabile e da arginare con ogni mezzo, diviene l’ordinario, così come ordinarietà diviene una (dis)organizzazione del lavoro che di “organizzabile” ha poco. A fonte delle contrattualizzate 36 ore lavorative su 6 giorni a settimana, le stesse si effettuano in poco più di due turni che quasi mai scendono sotto le 16 ore continuative; e non è raro che nemmeno l’estensione della settimana a 6 giorni venga rispettata essendo divenuto di assoluta complessità anche assicurare il risposo.
E al danno si aggiunge la beffa: superato il limite retribuibile del lavoro straordinario, le eccedenze orarie vengono accantonate per la fruizione di riposi recupero che, tuttavia, stante l’attuale situazione, non si riescono a fruire per carenza organica. Tutto ciò crea nel personale una stanchezza psicologica ed una disaffezione dalla professione tanto che non stupisce il dato per il quale circa il 50% dell’organico biellese ha chiesto il trasferimento in altra sede. La questione dal punto di vista degli organici appare essere trasversale in ogni ruolo. Altresì, si registra un incremento della popolazione detenuta, da circa 200 posti disponibili, la quota tocca i 400 ristretti.
Considerata la drammaticità della situazione così come descritta, la continua aggregazione di detenuti facinorosi destinatari di provvedimenti di trasferimento per ordine e sicurezza, la grave carenza organica e l’assenza di ausilio in termini di personale in missione, chiediamo un’azione di risanamento del penitenziario di Biella assumendo tutte le iniziative necessarie per il superamento delle criticità in atto”.