Domani, giovedì 19 ottobre, Giuseppe Civati presenterà il suo libro Giorni migliori - Manifesto per cambiare l’Italia alla Libreria Giovanacci di Biella a partire dalle 18. Per tale occasione, Newsbiella ha colto le impressioni del leader di Possibile, delineando gli aspetti principali del suo movimento politico e gli scenari futuri, in vista delle prossime elezioni.
Di cosa parla il suo libro Giorni migliori - Manifesto per cambiare l’Italia che presenterà a Biella in questi giorni?
"È un libro in cui, assieme a Francesco Foti e Stefano Catone, abbiamo messo insieme le proposte che a nostro parere servirebbero per cambiare, far ripartire e migliorare l'Italia. Le stiamo presentando come contributo aperto alla Repubblica e alla sinistra e sono a disposizione di tutti. Per alcune stiamo insistendo in modo particolare: dall'introduzione di un contratto vero e unico e non finto come proposto dal Jobs Act - in cui le mille forme di precariato vengono cancellate e sostituite da un percorso verso il riconoscimento di tutele piene - al salario minimo che rende impossibili tutti quei trucchi con cui oggi tante persone sono pagate davvero troppo poco. C'è, inoltre, la proposta di un piano energetico nazionale come volano dello sviluppo e un approccio al tema dell'accoglienza che rifiuta l'allarmismo e si pone obiettivi razionali, civili, assolutamente raggiungibili nel nostro Paese".
Come giudica il Rosatellum, la nuova legge elettorale?
"Si tratta dell'ennesima legge elettorale pessima, che consegna a tre leader il potere di far eleggere nelle loro liste il cento per cento di nominati. Ovviamente noi di Possibile, ma anche i nostri alleati di Mdp e Si, siamo contrari, e per questa ragione siamo anche scesi in piazza a Roma e in altre città d'Italia pochi giorni fa".
L’incontro di Biella sarà l’occasione per presentare il programma e l’offerta politica del suo movimento Possibile?
"Possibile, che da un po' di tempo si è costituito come partito vero e proprio, si presenterà alle prossime elezioni politiche dopo aver lungamente sostenuto la necessità di una lista unica, a sinistra, con tutti i soggetti autonomi che la compongono. Questa prospettiva è oggi finalmente più concreta e la sua offerta sarà presente in tutta Italia, Biella compresa".
Conosce la realtà biellese?
"La conosco per averla talvolta frequentata, e anche perché è biellese il coordinatore del Comitato organizzativo di Possibile, Paolo Cosseddu, con cui la frequentazione politica è ormai di lunghissima data. Inoltre, ne conosco alcuni aspetti anche perché vengo da una zona, la Brianza, che per spirito imprenditoriale e capacità d'iniziativa è molto simile al Biellese, e da qualche anno vivo in Veneto dove lo spirito è simile: tutti questi posti, però, sembrano oggi accomunati dal fatto che queste qualità vengono declinate al passato, insomma si ricorda un tempo che fu e che si dubita possa tornare. Io, quando parlo in prospettiva, amo parlare di Italia più ricca: credo che debba essere questo il nostro orizzonte, un Paese che torni a far crescere il benessere, il lavoro e di conseguenza tutto il resto".
Quali sono gli scenari politici e le imminenti alleanze che si prospettano in vista delle elezioni?
"Come dicevo poco sopra, i vari soggetti della sinistra daranno prova di unità e si presenteranno insieme, con un progetto autonomo e di spirito repubblicano, di segno opposto rispetto a questi anni di forzature istituzionali e di antipolitica urlata in perenne ma finta contrapposizione. Credo sia a portata di mano un buon risultato, malgrado una legge elettorale fatta apposta per "tagliare le ali", come si dice in gergo. Il nostro scopo non è quello di fare mera testimonianza, noi dobbiamo far campagna per prendere un voto più degli altri, e se facciamo così potrebbero anche esserci delle sorprese".
Ad oggi qual è lo stato di salute della sinistra italiana?
"Sicuramente non sono stati anni facili per la sinistra. Ma la verità è che non sono stati anni facili per chi credeva che fosse ormai a portata di mano un cambiamento positivo nelle condizioni di lavoro, nei diritti, nello stato di salute dell'economia italiana e del suo debito, nel funzionamento dei servizi pubblici. Per me queste sono tutte cose di sinistra: abbiamo vissuto anni di formidabile innovazione, nelle nostre vite, ma finora più da consumatori che da cittadini. Chi ci ha governato non è sembrato particolarmente interessato a portare quelle innovazioni dentro lo Stato, ha continuato a gestire il potere guardando solo a piccoli interessi di parte, con i soliti metodi e i soliti beneficiari, gli amici di amici e le conventicole. Il tema non è fare un partito di sinistra, il tema è provare a riconquistare gli elettori con una storia diversa, credibile, coerente, più ricca di prospettiva".
Qual è il profilo medio dei vostri elettori e quanti voti pensate di intercettare in vista delle prossime elezioni?
"Credo che chi ci segue apprezzi la coerenza che abbiamo mostrato in questi anni, l'essere usciti dal Pd in tempi non sospetti per un fatto di sincerità e non di antipatie o questioni personali, malgrado certe caricature fatte da avversari e media. Ci siamo trovati a non condividere più nulla in un partito che preferisce l'accordo con la destra e il tradimento sistematico del programma con cui si è presentato agli elettori, quello de 2013. Ce lo siamo riletto proprio in questi giorni ed è praticamente intonso: noi siamo rimasti a quei valori, facendo anche scelte difficili e non "convenienti". Abbiamo cercato di mantenere un profilo serio, nel merito delle questioni, siamo stati lontani da questi toni antipolitici che ormai stanno dentro e fuori le istituzioni. Abbiamo rispetto del passato ma senza nostalgie, ci interessa il futuro, e credo che questo ci caratterizzi, nel panorama attuale".























