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POLITICA | 18 ottobre 2017, 07:40

Civati, intervista a 360°: a Biella il leader di Possibile racconta i suoi “Giorni Migliori”

Civati, intervista a 360°: a Biella il leader di Possibile racconta i suoi “Giorni Migliori”

Domani, giovedì 19 ottobre, Giuseppe Civati presenterà il suo libro Giorni migliori - Manifesto per cambiare l’Italia alla Libreria Giovanacci di Biella a partire dalle 18. Per tale occasione, Newsbiella ha colto le impressioni del leader di Possibile, delineando gli aspetti principali del suo movimento politico e gli scenari futuri, in vista delle prossime elezioni.  

Di cosa parla il suo libro Giorni migliori - Manifesto per cambiare  l’Italia che presenterà a Biella in questi giorni?

"È un libro in cui, assieme a Francesco Foti e Stefano Catone, abbiamo messo  insieme le proposte che a nostro parere servirebbero per cambiare, far  ripartire e migliorare l'Italia. Le stiamo presentando come contributo  aperto alla Repubblica e alla sinistra e sono a  disposizione di tutti. Per alcune stiamo insistendo in modo  particolare: dall'introduzione di un contratto vero e unico e non finto  come proposto dal Jobs Act - in cui le mille forme di precariato vengono  cancellate e sostituite da un percorso verso il riconoscimento di tutele  piene - al salario minimo che rende impossibili tutti quei trucchi  con cui oggi tante persone sono pagate davvero troppo poco. C'è, inoltre, la proposta di un piano energetico nazionale come volano dello sviluppo e  un approccio al tema dell'accoglienza che rifiuta l'allarmismo e si pone  obiettivi razionali, civili, assolutamente raggiungibili nel nostro Paese".

Come giudica il Rosatellum, la nuova legge elettorale?

"Si tratta dell'ennesima legge elettorale pessima, che consegna a tre  leader il potere di far eleggere nelle loro liste il cento per cento di  nominati. Ovviamente noi di Possibile, ma anche i nostri alleati di Mdp  e Si, siamo contrari, e per questa ragione siamo anche scesi in piazza a  Roma e in altre città d'Italia pochi giorni fa".

L’incontro di Biella sarà l’occasione per presentare il programma e  l’offerta politica del suo movimento Possibile?

"Possibile, che da un po' di tempo si è costituito come partito vero e  proprio, si presenterà alle prossime elezioni politiche dopo aver  lungamente sostenuto la necessità di una lista unica, a sinistra, con  tutti i soggetti autonomi che la compongono. Questa prospettiva è oggi  finalmente più concreta e la sua offerta sarà presente in tutta Italia,  Biella compresa".

Conosce la realtà biellese?

"La conosco per averla talvolta frequentata, e anche perché è biellese il  coordinatore del Comitato organizzativo di Possibile, Paolo Cosseddu,  con cui la frequentazione politica è ormai di lunghissima data. Inoltre,  ne conosco alcuni aspetti anche perché vengo da una zona, la Brianza, che per spirito imprenditoriale e capacità d'iniziativa è molto simile  al Biellese, e da qualche anno vivo in Veneto dove lo  spirito è simile: tutti questi posti, però, sembrano oggi accomunati dal  fatto che queste qualità vengono declinate al passato, insomma si  ricorda un tempo che fu e che si dubita possa tornare. Io, quando parlo  in prospettiva, amo parlare di Italia più ricca: credo che debba essere  questo il nostro orizzonte, un Paese che torni a far crescere il  benessere, il lavoro e di conseguenza tutto il resto".

Quali sono gli scenari politici e le imminenti alleanze che si  prospettano in vista delle elezioni?

"Come dicevo poco sopra, i vari soggetti della sinistra daranno prova di  unità e si presenteranno insieme, con un progetto autonomo e di spirito  repubblicano, di segno opposto rispetto a questi anni di forzature  istituzionali e di antipolitica urlata in perenne ma finta  contrapposizione. Credo sia a portata di mano un buon risultato, malgrado una legge elettorale fatta apposta per "tagliare le ali", come  si dice in gergo. Il nostro scopo non è quello di fare mera  testimonianza, noi dobbiamo far campagna per prendere un voto più degli  altri, e se facciamo così potrebbero anche esserci delle sorprese".

Ad oggi qual è lo stato di salute della sinistra italiana?

"Sicuramente non sono stati anni facili per la sinistra. Ma la verità è  che non sono stati anni facili per chi credeva che fosse ormai a portata  di mano un cambiamento positivo nelle condizioni di lavoro, nei diritti,  nello stato di salute dell'economia italiana e del suo debito, nel  funzionamento dei servizi pubblici. Per me queste sono tutte cose di  sinistra: abbiamo vissuto anni di formidabile innovazione, nelle nostre  vite, ma finora più da consumatori che da cittadini. Chi ci ha governato  non è sembrato particolarmente interessato a portare quelle innovazioni  dentro lo Stato, ha continuato a gestire il potere guardando solo a  piccoli interessi di parte, con i soliti metodi e i soliti beneficiari,  gli amici di amici e le conventicole. Il tema non è fare un partito di  sinistra, il tema è provare a riconquistare gli elettori con una storia  diversa, credibile, coerente, più ricca di prospettiva".

Qual è il profilo medio dei vostri elettori e quanti voti pensate di  intercettare in vista delle prossime elezioni?

"Credo che chi ci segue apprezzi la coerenza che abbiamo mostrato in  questi anni, l'essere usciti dal Pd in tempi non sospetti per un fatto  di sincerità e non di antipatie o questioni personali, malgrado certe  caricature fatte da avversari e media. Ci siamo trovati a non  condividere più nulla in un partito che preferisce l'accordo con la  destra e il tradimento sistematico del programma con cui si è presentato  agli elettori, quello de 2013. Ce lo siamo riletto proprio in questi  giorni ed è praticamente intonso: noi siamo rimasti a quei valori,  facendo anche scelte difficili e non "convenienti". Abbiamo cercato di  mantenere un profilo serio, nel merito delle questioni, siamo stati  lontani da questi toni antipolitici che ormai stanno dentro e fuori le  istituzioni. Abbiamo rispetto del passato ma senza nostalgie, ci  interessa il futuro, e credo che questo ci caratterizzi, nel panorama  attuale".

g. c.

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