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CRONACA | 05 settembre 2023, 13:30

Droga e cellulari al Carcere di Biella, maxi-operazione di Polizia e Procura: 56 ordinanze cautelari VIDEO

A raccontare nei dettagli la vicenda il procuratore Camelio, assieme ai sostituti procuratori Ranieri e Cacciaguerra, al questore Ciccimarra e al capo della Squadra Mobile Buda.

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Droga al Carcere di Biella, maxi-operazione di Polizia e Procura: 56 ordinanze cautelari VIDEO

Sono 56 le ordinanze cautelari emesse nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria riguardante il Carcere di Biella. L’attività, frutto dell’indagine iniziata nel 2019 e sviluppata dalla locale Squadra Mobile con il coordinamento della Procura, ha interessato, oltre il capoluogo laniero, altre 21 province d'Italia, dalla Sicilia alla Valle d'Aosta, con oltre 200 agenti di Polizia impiegati nella maxi-operazione, scattata all'alba di oggi, 5 settembre.

A raccontare nei dettagli la vicenda il procuratore Teresa Angela Camelio, assieme ai sostituti procuratori Paola Francesca Ranieri e Sarah Cacciaguerra, al questore Claudio Ciccimarra e al capo della Squadra Mobile Giovanni Buda. I reati contestati sono introduzione e cessione di sostanza stupefacente all'interno del carcere di tipo hashish, cocaina, eroina, crack, farmaci oppioidi, anabolizzanti; introduzione di telefoni cellulari, sim card e relativi apparati; corruzione e istigazione alla corruzione; ricettazione, estorsione, falso in atto pubblico e arresto illegale.

"Delle 89 persone indagate inizialmente solo per 56 è stata chiesta e ottenuta la misura cautelare, tra detenuti, familiari degli stessi, ex detenuti e alcuni agenti della Polizia Penitenziaria - come sottolineato dal procuratore di Biella - Inoltre, è stata fatta a monte, da parte degli inquirenti, un'accurata scrematura per sottoporre al Gip solo quelle posizioni ove i gravi indizi di colpevolezza erano supportati da elementi di prova granitici e accertati. Questo vale per i detenuti, ma anche per le guardie che, dall'iniziale numero di 40, si sono ridotte a 6 (3 ora ai domiciliari, altri 3 sub iudice)".

Due le fasi di indagine: la prima si è soffermata su un soggetto detenuto che aveva un ruolo egemonico nell'ambio dello spaccio; la seconda, invece, si è assistito alla creazione di mercati illeciti paralleli gestiti da altri detenuti. "Il vero spartiacque è la perquisizione in carcere nell'aprile 2021 eseguita dalla Mobile nei confronti di detenuti e guardie– come spiegato dal procuratore Camelio in conferenza stampa –L'esito è stato fallimentare ma si sono rinvenuti cellulari e schede sim nei confronti di tre detenuti. Ma dopo un anno si è appreso il motivo: dalle dichiarazioni rese in sede di interrogatorio, insieme a informazioni testimoniali, si è appreso che i detenuti erano già stati informati circa 4 giorni prima, quindi avevano avuto il tempo di occultare lo stupefacente. Da quel momento, i detenuti hanno deciso di collaborare: inizialmente erano impauriti per le eventuali ripercussioni delle loro dichiarazioni". 

Inoltre, vi sarebbe stato l'obbligo per altri detenuti di acquistare materiale illecito a prezzi spropositati e fuori mercato. I traffici, quindi, non facevano capo ad una persona unica o ad una organizzazione criminosa ma vi erano vari gruppi di detenuti che si sono serviti della collaborazione di amici e parenti. Diversi i modi per introdurre le merci, come emerso nelle indagini. "Ad esempio, mediante l'arrivo di pacchi postali riportanti mittente fittizio e destinatario non corrispondente a quello reale - spiega il procuratore Camelio - Il lancio di materiale illecito dal muro di cinta, colloqui con i parenti o l'ausilio di alcuni membri della Polizia Penitenziaria".

In alcuni casi, si sarebbe parlato di carichi da 1,5 chili, stando ad alcune testimonianze. "In più occasioni è stato anche riferito che il Carcere di Biella era il 'Paese dei Balocchi' - riferisce il procuratore capo - Un teste ha anche dichiarato che 'il giorno di Capodanno c'era più droga qua che a Porta Palazzo". Inoltre, come ricostruito dagli inquirenti e delineato dal procuratore Camelio "sono stati dettagliati anche i compensi che ciascun agente percepiva, da 600 a 1500 euro a pacco, a seconda della sostanza stupefacente e dei telefoni, nonchè le modalità attraverso le quali avvenivano tali pagamenti". Infine, è forse è il dato più preoccupante, si sarebbe appurato che la percentuale della tossicodipendenza, ovvero di sindrome astinenziale, nella popolazione detenuta è pari quasi al 90 per cento. 

Nel suo intervento il procuratore Camelio ha concluso affermando che "la situazione che da diversi anni fa mi venne personalmente fatta presente da alcuni rappresentanti della Polizia Penitenziaria, nel corso di un colloquio in Procura, durante il quale mi vennero rappresentate sacrosante difficoltà (reali e da me personalmente constatate) nell'espletamento del loro lavoro, difficoltà che da allora e nel proseguo sono state condivise con le autorità competenti, non solo è immutata, ma è implosa, dando origine ad un vero e proprio caos. Non significa però che il caos/disordine autorizzi dapprima una sorta di adattamento, quindi di appiattimento e, infine, di difesa omertosa di ciò che non è conforme nè al dettato costituzionale nè alle norme codicistiche nè a quelle dell'ordinamento penitenziario". 

Redazione g. c.

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