Elena Romani vuole essere risarcita. La madre della piccola Matilda Borin, assolta in via definitiva dall'accusa di aver ucciso - a Roasio, nel 2005 - la bambina di 22 mesi, chiede allo Stato un indennizzo, dovuto alla "ingiusta detenzione" alla quale è stata sottoposta durante le indagini sul caso. 180mila euro, dovrebbe essere questa la somma paventata, sulla quale si pronuncerà la Corte d'appello di Torino.
«La richiesta di indennizzo è dettata dal carattere altamente infamante e socialmente screditante di esser stata lei l'omicida della figlia. Un atto dovuto sotto il profilo umano, morale e giuridico» ha commentato Roberto Scheda, uno degli avvocati della Romani, con Tiberio Massironi, che hanno avanzato ieri la richiesta. Atto dovuto in quanto la hostess di Legnano, in un primo momento accusata di essere l'assassina della figlia, è stata dichiarata innocente in tutti e tre i gradi di giudizio, per poi essere assolta definitivamente in Cassazione, il 27 ottobre 2011. Partite le indagini, nel luglio del 2005, è stata incarcerata per oltre 100 giorni a Biliemme e poi portata agli arresti domiciliari.
Ma com'è morta Matilda? Lo scorso 12 luglio, il giudice per le indagini preliminari di Vercelli, Gianluca Massaro, ha affidato a tre periti il compito di stabilirlo con certezza. Dal momento che nel registro degli indagati, dopo la riapertura del caso a marzo, risulta Antonino Cangialosi, ex compagno di Elena Romani. La risposta degli esperti su cause del decesso, condizioni di salute della bambina una volta arrivata l'ambulanza e sintomatologia, descritta da Romani e da Cangialosi durante le indagini, è attesa entro la fine di ottobre.






















