Andrea Ingrasciotta, ventunenne, è uno dei più validi combattenti che il vivaio biellese abbia partorito in questi anni, con i suoi 66 Kg nell’ ultima occasione in cui è salito sul ring, al Fighters of the Ring, è riuscito a mettere letteralmente alle corde il suo avversario Michele Sicuro, della palestra kick boxing di Bellano, e a fare un ulteriore passo verso i professionisti.
Sul ring ha dimostrato una grande condizione fisica, quanti allenamenti fa alla settimana e quanto punta su questo nei suoi incontri?
“Ogni giorno, se non riesco a venire qui in palestra mi alleno a casa, magari svegliandomi presto al mattino, prima di andare a lavoro. La condizione fisica può senz’ altro aiutarti, ma fino ad un certo punto. Quando sali sul ring è la mente che comanda”.
Ha mai incontrato prima di domenica Michele Sicuro, o era una sfida del tutto nuova?
“Era un avversario che non avevo mai incontrato, non sapevo nulla di lui e lui non sapeva nulla di me. Così nella prima ripresa ci siamo studiati, ho sempre cercato di tenere il mio punteggio alto con qualche colpo ben assestato e mi sono portato a casa il primo round, ma, più che altro, l’ ho osservato nella prima frazione”.
Nel secondo round ha iniziato ad attaccare invece, il suo avversario era in evidente difficoltà, da cosa è dipesa la sua superiorità?
“Ho una grande fiondata nel braccio destro, è il mio punto forte, il mio avversario mi ha lasciato spazio tra i gomiti, all’ altezza dello stomaco e ne ho approfittato, mandandolo in confusione. E’ stato un bel colpo, ma se fossi riuscito a dirigerlo verso il volto avrebbe sortito danni maggiori. Nell’ultima ripresa, dopo averlo stancato e quando ormai avevo il controllo della gara sono riuscito a entrare con un gancio al viso, sempre di destro e son riuscito a farlo accasciare a terra”.
Avrebbe voluto metterlo KO?
“Tutti me l’hanno chiesto, ma no. Avevo il controllo della gara, non mi andava di buttarlo giù, sono fatto così, quando vedo che ho la vittoria in pugno non mi cambia nulla vincere ai punti o per KO. Questo avversario lo stimavo. Era inutile infierire, anche perché vedevo che aveva paura dei miei colpi”.
In un altro incontro domenica è salito sul ring Mountharrik, compagno di palestra del suo avversario e lottatore molto valido, cosa pensa di lui?
“E’ il migliore che ci sia. Ci ho combattuto contro due volte in passato, l’ultima a marzo, dove sono riuscito a batterlo. Ha lunghe leve che son difficili da evitare ed è un avversario veramente temibile, anche lui come il suo compagno è un’ atleta completo e disciplinato”.
Tra pochi incontri passerà al Gruppo B, il che vuol dire entrare nei semi-professionisti.
“Non credo cambierà qualcosa rispetto a ora, solo non avrò caschetto e calzari di protezione”.






















