/ ATTUALITÀ

ATTUALITÀ | 18 ottobre 2025, 06:50

Clicchiamo non perché siamo ingenui, ma perché siamo umani

Clicchiamo non perché siamo ingenui, ma perché siamo umani

Clicchiamo non perché siamo ingenui, ma perché siamo umani

Siamo inondati ogni giorno da informazioni veicolate su svariati canali. La nostra mente le recepisce e, seguendo istinti atavici, il più delle volte agisce inconsciamente, con automatismi derivanti dalla routine quotidiana.

Ed ecco che un messaggio arriva nella nostra posta elettronica insieme a tutti gli altri. È differente, interessante, allarmante. Il testo nell'oggetto e nell'anteprima solletica la nostra curiosità. Contiene un link: una via facile per saperne di più su quell'informazione che ha catturato la nostra attenzione, che può fugare una nostra paura oppure stimolare il nostro senso di urgenza.

E lì, clicchiamo. Non perché siamo ingenui, ma perché siamo umani.

Nella nostra normale routine quotidiana veniamo costantemente saturati di stimoli, notifiche e richieste di agire immediatamente. Tutte situazioni che portano a fare clic non come un atto meditato, ma come un inconscio automatismo verso tutto ciò che ci appare urgente, credibile e familiare.

Lo psicologo Robert Cialdini ha esaminato e validato sette principi essenziali legati al comportamento sociale delle masse.

  • Reciprocità. Se qualcuno ti fa un piccolo dono, sei più propenso ad acquistare qualcosa da chi te lo ha offerto.
  • Coerenza. Se ho già fatto qualcosa e ciò è pubblicamente noto, è molto probabile che lo rifarò per non contraddirmi.
  • Riprova sociale. Se le persone che ci circondano, anche virtualmente su un blog, forniscono testimonianze, non importa se positive o negative, noi tenderemo a seguire il sentimento collettivo.
  • Autorità. Se una persona che riteniamo autorevole ci consiglia qualcosa, saremo propensi a seguire i suoi suggerimenti.
  • Simpatia ed empatia. Tendiamo a dare credito alla comunicazione di persone amichevoli, soprattutto quelle fuori dalla nostra sfera personale, se dimostrano forte empatia.
  • Scarsità. Se percepiamo il bisogno di ottenere qualcosa e chi potrebbe aiutarci sfrutta la leva del “solo per oggi”, instillerà in noi l'urgenza di procedere.
  • Unità e appartenenza. Quando i messaggi stimolano il nostro istinto di appartenenza a gruppi culturali, etnici o a valori comuni, attirano la nostra attenzione e ci appaiono familiari e amichevoli.

Queste sensazioni non le possiamo sopprimere. Fanno parte dell'essere umani.

Il nostro cervello segue la logica della strada più facile, veloce e ritenuta sicura. Questo rientra nel nostro spirito di autoconservazione, che non si attiva solo quando la nostra vita è in pericolo, ma interviene anche in modo più semplice nelle normali azioni quotidiane. Si fida di ciò che gli appare familiare, soprattutto quando la decisione deve essere presa in un contesto di urgenza e credibilità. E quando vengono toccati i principi di Cialdini, non ci soffermiamo sui dettagli.

Non è un difetto o una malattia mentale dell'individuo. È il funzionamento stesso della nostra mente.

Quando, però, questo eccesso di automatismo viene sfruttato da terzi per ottenere un vantaggio, il clic diventa un errore da gestire.

Purtroppo, passare da un gesto privato alla gogna pubblica è un attimo.

Il contesto cambia davanti ai nostri occhi in modo estremamente rapido. Se quel singolo clic ha creato un problema di qualsivoglia dimensione, in un istante veniamo additati come disattenti, superficiali, inetti, incompetenti e chi più ne ha più ne metta. Una nostra leggerezza, dettata dall'essere umani, si trasforma in una "lettera scarlatta". “Come hai potuto?” è la domanda più leggera a cui dovremo rispondere.

Il giudizio si diffonde, così come il senso di vergogna davanti alla narrazione collettiva di quanto accaduto e alla derisione pubblica della persona coinvolta.

Ma anche questo è un fattore umano con cui dobbiamo convivere e che dobbiamo saper gestire.

La società ha sempre avuto, fin dai tempi antichi, il bisogno di esporre al pubblico giudizio chi ha sbagliato, per ribadire l'ordine e scaricare ansie e paure sulla vittima sacrificale. Dai roghi delle streghe siamo passati a un'era digitale, e la gogna che una volta era riservata a una piazza limitata, oggi ha come piazza il mondo intero. Commenti e indignazioni feroci sono all'ordine del giorno, scritti da persone che si sentono forti dietro una tastiera o che, più semplicemente, sparlano del collega alla macchinetta del caffè.

La comunità (o il branco) si compatta nel giudicare e non nel comprendere. E anche questo fa parte dell'essere umano.

Se compiere un'azione che ha procurato un danno fa parte della nostra natura, frutto degli automatismi che abbiamo visto, dall'errore dovremmo trarre spunto e occasione non per stigmatizzare, ma per comprendere e apprendere.

Lo sbaglio del singolo non può essere imputato solo a lui. In realtà, ci svela una serie di falle nel contesto sociale in cui viviamo. I ritmi e le attività sempre più pressanti, l'eccesso di stimoli a cui siamo costantemente sottoposti e la complessità di ciò che ci circonda ci rendono estremamente vulnerabili. E non possiamo vincere questa battaglia da soli. Tenere sempre alta l'attenzione su qualsiasi cosa è fisiologicamente impossibile.

È qui che “il branco” dovrebbe accogliere l'errore non più come un marchio da “lettera scarlatta”, ma piuttosto come un'opportunità di condivisione critica e solidale. Questo andrebbe a vantaggio di tutti. Un errore messo alla gogna non lascia nulla di buono dietro di sé; lascia solo una ferita aperta e la paura.

Una condivisione sociale dove il “guardarsi le spalle” a vicenda aiuta ad aumentare la resilienza verso le fragilità comportamentali tipiche dell'essere umano. È molto più facile colpire il singolo che la comunità.

Clicchiamo perché siamo umani, e perché automatismi, errori e fragilità fanno parte della nostra condizione.

Per maggiori informazioni:

Sito web: www.seccomarco.com

LinkedIn: https://www.linkedin.com/in/marco-secco-b42a9153/

Marco Secco, consulente informatico e di cybersecurity

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore