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ATTUALITÀ | 16 ottobre 2025, 06:50

Lampedusa, la realtà oltre i titoli: il racconto del biellese Renato Gibba FOTO e VIDEO

In vacanza a Lampedusa, assiste per caso a uno sbarco: “Ordine, gratitudine, nessuna fuga. La paura era mia, non loro.”

Lampedusa, la realtà oltre i titoli: il racconto del biellese Renato Gibba

Lampedusa, la realtà oltre i titoli: il racconto del biellese Renato Gibba

La cronaca di frontiera, quando è osservata da vicino, spesso smentisce i riflessi condizionati del dibattito pubblico. La testimonianza di Renato Gibba, cittadino biellese in vacanza a Lampedusa, restituisce uno sbarco privo di clamore: un approdo misurato, gestito con procedure note e segnato da gesti di sollievo. L’esperienza riconduce i fatti alla loro proporzione, senza i filtri dei media.

Gibba, nei giorni scorsi, si trovava a Lampedusa per le vacanze e, durante la permanenza, ha visitato diverse calette e spiagge. L’impressione è quella di un’isola che vive la propria normalità, con segni sporadici degli sbarchi, segnata da qualche imbarcazione alla deriva.

Mentre si dirigeva in acqua, cercando fra gli scogli un percorso per scendere, Gibba nota una barca: il moto a zig-zag tradisce l’intento, la ricerca di un punto di approdo tra le scogliere. L’equivoco si chiarisce: a bordo ci sono migranti, molti giovanissimi. Un gesto di saluto viene interpretato come un’indicazione.

«L’approdo è avvenuto senza disordini: ragazzi giovani, felici di toccare terra. Diversi si sono inginocchiati e hanno ringraziato Allah. L’uomo al timone — che per stereotipo avrei chiamato “scafista” – non è fuggito».

Nessun parapiglia, nessuna fuga rocambolesca, nessun tentativo di sottrarsi alle regole: «Sulla scarpata i carabinieri erano già presenti. Qui mi hanno spiegato che gli arrivi sono monitorati in anticipo: Guardia costiera, radar, controlli lungo la costa. Sapevano da tempo che quella barca sarebbe approdata».

«Il gruppo si è ricompattato, si è seduto a terra e ha atteso. Sono arrivate autovetture con operatori, probabilmente interpreti, e si è avviato il trasferimento verso i centri di accoglienza.»

«Ammetto di avere esitato a riprendere quella scena e di avere provato paura nei primi istanti, pur senza alcuna minaccia…»

G. Ch.

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