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Cronaca dal Nord Ovest | 15 maggio 2020, 12:57

È morto Ezio Bosso, il compositore torinese che faceva sognare lottando contro la malattia

Conviveva dal 2011 con una sindrome neurodegenerativa che aveva compromesso le sue funzioni vitali. Aveva 48 anni.

È morto Ezio Bosso, il compositore torinese che faceva sognare lottando contro la malattia

Si è spento questa mattina nella sua casa di Bologna Ezio Bosso, compositore e direttore d'orchestra nato a Torino il 13 settembre 1971. Conviveva dal 2011 con una malattia neurodegenerativa che gli fu diagnosticata dopo l'intervento per un cancro al cervello. Inizialmente identificata come sclerosi laterale amiotrofica, nel giro di pochi anni la patologia aveva compromesso le sue funzioni vitali fino all'estremo.

Così Massimo Giovara, presidente della commissione cultura della Comune di Torino: "Conoscevo Ezio personalmente, era una risorsa di questa città". Ai saluti di commiato si è presto aggiunta anche la stessa sindaca Chiara Appendino: "Non ci sono parole adatte ad esprimere il dolore per la scomparsa del Maestro. Torinese che ha portato la sua straordinaria arte in tutto il mondo. E che, soprattutto, ha dimostrato quanto la forza della vita possa vincere qualsiasi dolore".

Ezio Bosso si era avvicinato alla musica giovanissimo, sin dall'età di quattro anni, grazie a una prozia pianista e al fratello musicista. A 16 esordì come solista in Francia e iniziò a lavorare in diverse orchestre europee, fino all'avvio degli studi di Composizione e Direzione d'Orchestra all'Accademia di Vienna. La sindrome autoimmune non gli ha mai impedito di portare avanti la sua carriera di compositore, fino all'annuncio nel settembre 2019 alla Fiera del Levante: "Se mi volete bene, non chiedetemi più di suonare il piano. Ho due dita fuori uso", cui è seguita la decisione di terminare i concerti da solista. La patologia, infatti, aveva col tempo incrementato i dolori alle giunture della mani, rendendogli impossibile suonare il suo Steinway nonostante le modifiche già apportate ai tasti per renderli più leggeri al tatto.

Nella sua lunga carriera, Bosso ha collaborato anche con diversi registi cinematografici, tra cui Gabriele Salvatores, per il quale ha composto le colonne sonore di Io non ho paura, Quo vadis, baby? e Il ragazzo invisibile, ottenendo anche due nomination ai David di Donatello. Viveva e lavorava tra Londra, dove ha ricoperto il ruolo di direttore stabile e artistico del The London Strings, Bologna e la sua Torino natia, in cui portava avanti diversi progetti di stampo culturale e sociale. Memorabile la sua partecipazione al Festival di Sanremo 2016, dove si era esibito al pianoforte incantando tutta Italia con la sua Following a bird: "La musica è magia - aveva detto emozionato chiacchierando con Carlo Conti -, non a caso i direttori d'orchestra usano la bacchetta".

La sua ultima intervista risale a soli due giorni fa, su Rainews24: "I diritti a volte possono essere sospesi, ma la musica è una necessità, come respirare, come l'acqua. Un musicista deve darla a tutti, distribuirla per far star bene". Poi, rispetto all'emergenza sanitaria in corso e alla sospensione dei concerti: "Sto cercando di fare le mia battaglie sorridenti modificando il lessico utilizzato: un conto è il distanziamento di sicurezza, un altro è il distanziamento sociale, che può essere pericoloso. Noi dobbiamo ricordarci che siamo nati per stare insieme, con i nostri dovuti momenti di solitudine. La musica per ripartire non ha bisogno di molto, ma sicuramente di visione, speranza, deve far vedere che c'è, e soprattutto non ha bisogno di essere relegata al solito ruolo da Cenerentola, ma ha una funzione che va presa sul serio da tutti. E' il Paese ad avere bisogno di lei".

Dal nostro corrispondente a Torino - f.f.

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