Le gite al lago di Viverone erano diventate un incubo per quella che all’epoca era soltanto una bambina di dieci anni. Per quattro anni infatti, approfittando del viaggio fuori porta, un amico di famiglia avrebbe abusato di lei.
L’uomo, un operaio 55enne residente in Canavese, è stato condannato dal tribunale di Ivrea a sette anni e sei mesi di reclusione. La sentenza di primo grado è stata emessa ieri pomeriggio, alla fine di una lunga udienza a porte chiuse, dal giudice Carlomaria Garbellotto. Il pubblico ministero Alessandro Gallo aveva chiesto una condanna a 9 anni di carcere per l’imputato, che durante tutto il processo ha sempre negato gli addebiti. E’ molto probabile quindi un suo ricorso in appello.
Il lungo calvario per la vittima, oggi ventenne, che si è costituita parte civile, è iniziato nel 2004, quando l’uomo, di cui i genitori si fidavano ciecamente ha cominciato a portare la bambina in barca per farle scoprire le meraviglie naturali del lago. In realtà proprio sul natante si consumavano gli abusi, fino a quando, ormai quattordicenne, la vittima ha detto ai suoi genitori che a Viverone non ci voleva più andare.
Il racconto terribile di quello che succedeva durate quelle gite in barca è però emerso soltanto nel 2010, quando la giovane ha reagito in maniera anomala al corteggiamento di un coetaneo e ha poi deciso di confidarsi con i genitori.























