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ECONOMIA | 14 dicembre 2025, 06:50

Il rally di fine anno del mercato azionario: la stagionalità fra statistica, psicologia e realtà

Il rally di fine anno del mercato azionario: la stagionalità fra statistica, psicologia e realtà

Il rally di fine anno del mercato azionario: la stagionalità fra statistica, psicologia e realtà

Ogni dicembre, tra luminarie, panettoni e bilanci personali, torna puntuale una delle espressioni più ricorrenti nella cronaca finanziaria: “rally di fine anno”. Un fenomeno che affascina investitori e commentatori, spesso circondato da un’aura quasi mitica. Ma di cosa si tratta davvero? E soprattutto: ha senso prenderlo come bussola per decidere come investire?

Cos’è, davvero, il rally di fine anno

Con “rally di fine anno” si indica la tendenza dei mercati azionari a registrare performance positive nelle ultime settimane dell’anno, in genere tra Natale e i primi giorni di gennaio. Non è una regola scritta nella pietra, ma una ricorrenza statistica: in molti anni i listini hanno chiuso dicembre in rialzo, talvolta con accelerazioni significative.

Le origini di questo effetto sono molteplici: in parte è dovuto alla psicologia, con un clima più ottimista che porta gli investitori a prendere un po’ più rischio, in parte è dovuto a fattori tecnici: in questo periodo si concentrano alcuni meccanismi tipici dell’industria finanziaria — ribilanciamenti di portafoglio, sistemazioni dei bilanci di fine anno, minore liquidità per via delle ferie degli operatori.

C’è poi un aspetto fiscale, soprattutto nei mercati anglosassoni: nelle ultime settimane dell’anno molti investitori vendono posizioni in perdita per compensare i guadagni ottenuti (il cosiddetto tax-loss harvesting). Terminata questa fase, alcuni ricomprano i titoli, contribuendo a spingere nuovamente le quotazioni.

Il risultato è che, almeno storicamente, dicembre è stato spesso (non sempre) un mese favorevole. Nel 2024 per esempio è stato negativo.

Fonte: Carson Investment Research. Il mercato americano ha chiuso in positivo il mese di dicembre nel 73% dei casi: si tratta del mese più proficuo dell’anno sotto questo aspetto.

Le ragioni della stagionalità dei mercati

Il rally di fine anno è solo uno dei molteplici esempi della cosiddetta stagionalità dei mercati: l’insieme di schemi e ricorrenze statistiche osservati in determinati periodi dell’anno. Gennaio, per esempio, è spesso più volatile; l’estate tende a mostrare rendimenti più deboli; l’autunno è storicamente più ricco di eventi e di scosse.

Perché accade? Le spiegazioni più accreditate riguardano:

Ciclicità economiche: trimestrali aziendali, scadenze fiscali, pianificazioni annuali

Comportamento umano ricorrente: ferie, bonus aziendali, maggiori consumi, maggior propensione al rischio

Meccanismi istituzionali: ribilanciamenti dei fondi, chiusure dei bilanci, flussi di fine trimestre e fine anno

Queste forze, pur essendo note, non producono risultati identici ogni anno. Per questo la stagionalità non è una “previsione”, ma un semplice pattern statistico che può aiutare a capire quali periodi tendono a essere più favorevoli o meno — senza mai trasformarsi in una garanzia.

Perché è utile parlarne (e perché è pericoloso crederci troppo)

Capire la stagionalità — e in particolare il rally di fine anno — è utile per interpretare il comportamento dei mercati, per leggere i flussi, per contestualizzare ciò che accade. Aiuta anche a comprendere meglio le narrazioni che ogni anno tornano a ripetersi.

Ma basare le scelte di investimento sul calendario è tutt’altro che prudente. Le variabili macroeconomiche, i tassi di interesse, gli utili delle aziende e le condizioni geopolitiche pesano infinitamente più del mese in cui ci si trova.

Il rischio maggiore è farsi trascinare dall’entusiasmo: “Dicembre storicamente sale, quindi compro”. Una scorciatoia mentale che può diventare molto costosa nei periodi in cui il rally non si manifesta.

Il calendario conta meno della strategia

La lezione più importante, per l’investitore di lungo periodo, è semplice: la stagionalità può essere un fenomeno interessante, ma non dovrebbe mai guidare la costruzione di un portafoglio.

Una strategia solida, coerente con obiettivi, orizzonte temporale e tolleranza al rischio, protegge molto più del seguire chi dice “adesso sale perché è dicembre”. Il calendario cambia ogni anno; gli obiettivi finanziari, invece, rimangono.

Avete domande o curiosità? Potete scriverle alla redazione del giornale oppure tra i commenti su Facebook

Andrea Fabbris – Consulente Finanziario Indipendente

www.finanzaindipendente.it

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Andrea Fabbris – Consulente Finanziario Indipendente

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