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COSTUME E SOCIETÀ | 04 novembre 2025, 06:50

La Croce dei Popoli a Dimitri Ozino: la Storia mondiale si affida al Biellese FOTO

Insignito di un riconoscimento internazionale Ozino, da oltre venticinque anni, ridà voce ai soldati dispersi sul fronte russo.

La Croce dei Popoli a Dimitri Ozino: la Storia mondiale si affida al Biellese

La Croce dei Popoli a Dimitri Ozino: la Storia mondiale si affida al Biellese

C’è una linea sottile che unisce le trincee di un tempo alle mani di chi, oggi, continua a ricomporne la memoria. Su quella linea cammina Dimitri Ozino, biellese, che da più di venticinque anni percorre i luoghi del fronte russo – lungo il Don, nei dintorni della città di Rossosh (sede del Comando del Corpo d’Armata Alpino nel 1942), fino alle porte di Stalingrado, passando per i dintorni di Nowo Kalitwa e altre località che videro il passaggio dello CSIR e dell’ARMIR – raccogliendo oggetti appartenuti ai soldati italiani caduti o dispersi. Piccoli segni di vita, a volte ritrovati in un campo o nell’orto di un’isba, che diventano ponti di memoria tra generazioni lontane.

Il 24 maggio scorso, nel Comune di Seren del Grappa, Ozino ha ricevuto la Croce dei Popoli, una delle onorificenze più significative legate alla Grande Guerra. Il riconoscimento, conferito da un comitato internazionale, è dedicato a chi, attraverso la cultura e la ricerca, mantiene viva la memoria dei conflitti e dei loro protagonisti.

Insieme a lui, dodici persone e istituzioni – tra comuni, alpini, studiosi e divulgatori – sono state premiate nel corso della cerimonia che ha accompagnato l’inaugurazione della mostra fotografica De-Forma Mentis, al museo Eugenio Secco.

La Croce dei Popoli è nata in occasione del centenario della Grande Guerra come segno di fratellanza fra le nazioni un tempo avversarie. È un riconoscimento privato, apartitico e apolitico, promosso dallo storico Davide Pegoraro, curatore del museo e del Rifugio Val Tosella sul Monte Grappa, e da Olivier Gérard, direttore dell’Ossario di Douaumont a Verdun, simbolo della riconciliazione europea e “Centro mondiale per la Pace”. Il comitato che ne cura l’assegnazione valuta i percorsi di ciascun candidato e organizza eventi e cerimonie in memoria dei caduti.

La croce che accompagna l’onorificenza richiama quella militare, nei colori delle principali nazioni coinvolte nel conflitto. Il blu, cromatismo dominante, rappresenta equilibrio, sensibilità e nostalgia della lontananza. Al centro brilla la stella alpina, fiore che da sempre simboleggia fatica e coraggio: le stesse virtù dei soldati di un tempo e di chi, oggi, dedica la vita alla ricerca e alla difesa della Pace.

Da oltre venticinque anni Dimitri Ozino percorre i luoghi del fronte orientale, lungo il Don, nelle zone di combattimento del Regio Esercito Italiano,  dove la storia ha lasciato ferite e silenzi. Grazie alla conoscenza della lingua russa e alla collaborazione con associazioni culturali e musei locali, svolge ricerche sul campo, spesso partendo dalle segnalazioni degli abitanti, persone che mantengono il ricordo del passaggio dei soldati italiani.

Nei terreni agricoli, nelle isbe, nei campi o nei fossi emergono piastrine, gavette, distintivi, effetti personali: frammenti di vita che Ozino raccoglie, studia e riporta in Italia, dove inizia la parte più delicata del suo lavoro: riconoscere e restituire quei ricordi ai familiari.

«La mia è una missione – spiega - Recupero piccoli segni appartenuti ai nostri soldati e, quando riesco a risalire a un nome, li riconsegno alle famiglie. Alcuni non ricordano nulla, altri vivono momenti di grande emozione…»

Ogni ritrovamento è una storia che torna a respirare. Ozino lavora con sobrietà e rispetto, evitando di intervenire nei luoghi di sepoltura. 
Presso il Museo Biellese degli Alpini, ricco di oggetti, attrezzature e cimeli di ogni tipo, è possibile osservare una minima parte dei suoi ritrovamenti. Tesori, reperti e testimonianze che vengono restituiti alla comunità, con gli stessi valori della Croce dei popoli: educazione, cultura e filantropismo, con particolare riferimento a scuola, divulgazione e turismo culturale. Occasioni di aggregazione che rispettano diverse culture e tradizioni. 

La candidatura alla Croce dei Popoli è nata da un contatto inatteso. «Un giorno mi hanno chiamato dalla Francia, dall’Ossario di Douaumont a Verdun. Conoscevano il mio lavoro di recupero e restituzione dei ricordi e, insieme a Davide Pegoraro, hanno deciso di candidarmi al riconoscimento» racconta Ozino.

Dopo due anni, è arrivato l’invito ufficiale. Il 24 maggio, nel corso della cerimonia di Seren del Grappa, l’onorificenza gli è stata consegnata a nome del comitato internazionale. «Non me lo aspettavo, è stato un momento emozionante. Qualcuno ha riconosciuto i miei sforzi, ma questo premio appartiene anche alle persone che mi aiutano e a chi custodisce la memoria nei luoghi in cui torno ogni anno».

Il riconoscimento, spiegano i promotori, vuole essere un segno di fratellanza tra i popoli coinvolti nei conflitti, celebra la memoria, ma anche l’impegno di chi la trasforma in dialogo, cultura e pace.

A novembre, Ozino tornerà in Russia per una nuova missione di ricerca. «Ci sono ancora storie da ricomporre, nomi da restituire, ricordi che aspettano di essere riportati a casa».

La pergamena

«La Croce dei Popoli: il Signor Dimitri Ozino riceve l’onorificenza dal comitato in carica con la seguente motivazione: 
“Appassionato dei temi legati ai due conflitti mondiali, ha condotto le sue ricerche sul campo anche nel fronte orientale, grazie alle sue conoscenze di madrelingua russa. Ha percorso le trincee ed i camminamenti di numerosi fronti, soffermandosi sempre a scrutare l’animo dei combattenti attraverso testi, documenti e molteplici altre letture. Mosso da questi sentimenti ha potuto restituire ai famigliari dei soldati dispersi, una speranza di riallacciare un rapporto con essi, attraverso il recupero di piccoli oggetti legati al loro ricordo come documenti identificativi o dotazioni personali. Particolarmente attivo nel fronte del Don e di Stalingrado, è stimato per la sua pacatezza e sobrietà e per l’attenzione alla ricerca della verità, nei temi legati agli odierni conflitti che colpiscono il suo territorio di origine.” »

G. Ch.

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