È stato condottiero di mille battaglie. Ha allenato prima la Biellese nell'indimenticabile stagione 2008-09, con la storica vittoria della Serie D, poi squadre blasonate, come Virtus Entella, Mantova, Rezzato e Pro Patria in Serie B e Lega Pro. Infine, il ritorno nella 'sua' Biella, con la vittoria del campionato di Eccellenza. Stiamo parlando del tecnico Luca Prina, uno dei protagonisti della stagione dei record della Biellese, terminata con la conquista della Serie D.
Buongiorno mister, sono trascorsi più di 2 mesi dallo storico ritorno in Serie D della Biellese: quali le sensazioni provate fin qui?
Sono ancora belle intense ed emozionanti. Siamo andati oltre i sogni di 12 mesi fa. C'è la volontà e il desiderio di portare avanti questo percorso. Siamo concentrati sulla nuova stagione e questi mesi sono serviti per programmare e porre le basi del campionato che verrà. Il messaggio è chiaro: crescere per costruire una squadra per il territorio.
La stagione 2024/25 è stata un successo, lo confermano i numeri: 19 vittorie, 7 pareggi e sole 2 sconfitte. 68 reti all'attivo, appena 25 subite. Quali sono stati i segreti di questa annata straordinaria?
Ce ne sono diversi ma credo uno su tutti: tutta la rabbia accumulata in questi anni, contrassegnati da annate non propriamente positive. Si voleva voltare pagina dopo 16 anni di profonda amarezza. Tutti, dalla squadra allo staff, passando per la società, hanno lavorato per raccogliere i frutti della promozione in Serie D.
Mister, l'ha anticipato. Società, staff tecnico, squadra, pubblico: tutti uniti per unico obiettivo. Quando ha capito che la Serie D era possibile?
Fin dal ritiro estivo con le prime amichevoli. Ora che è finita, lo posso dire lasciando da parte tutta la scaramanzia del caso. In quel momento, la squadra ha dimostrato grande forza, determinazione, grinta, fame di vittorie. Tutti aspetti che poi si sono confermati nel corso della stagione. Ovviamente la concentrazione è stata massima ad ogni partita e non ci si esprime mai fino in fondo. Vuoi per cautela o per mantenere alta l'attenzione ma i segnali erano evidenti fin da subito per chi aveva la capacità di coglierli.
Mai come quest'anno erano presenti sulle tribune dello stadio tantissimi tifosi e supporters: quale messaggio vorrebbe condividere con loro?
Con tutti loro abbiamo condiviso un'annata straordinaria e li ringrazio dal più profondo del cuore. Il 'noi' ha prevalso sempre sull'io. C'è stato davvero un coinvolgimento totale ed emozionante con tutto l'ambiente bianconero: ad ogni partita si respirava una bella atmosfera. Speriamo che simili sentimenti si replichino il prossimo anno, in Serie D. Avremo bisogno dell'aiuto di tutti
Sono trascorsi 16 anni dall'ultimo campionato in Serie D, anche allora lei sedeva in panchina. Nota alcune anologie con quella squadra?
Una premessa è d'obbligo: nel 2008-09 c'era una categoria di differenza e non è mai facile fare paragoni tra squadre di epoche diverse ma indubbiamente vedo molte analogie. Sono due gruppi di giocatori molti simili, con ragazzi provenienti dal nostro territorio. Entrambe hanno espresso un calcio vivace, frizzante, pieno di ritmo e intensità. Non solo: ha sempre prevalso un grande amore per la maglia della Biellese. Tuttavia, ci sono anche alcune differenze: allora, si aveva la sensazione che un ciclo fosse finito. Oggi è tutto diverso: si stanno delineando prospettive differenti rispetto a 16 anni fa. La più forte delle due? Non saprei davvero, è una domanda complessa. Lascio che siano i tifosi e gli appassionati a lanciarsi in simili giudizi.
Per molti tifosi e addetti ai lavori questa stagione sarà indimentibile: quali gli insegnamenti che lascia questo campionato?
Uno su tutti: una sana e lucida follia. Mi spiego meglio: il coraggio di osare, di provare a superare i propri limiti e confini. Vogliamo che la Biellese sia il punto di riferimento per tutte le società sportive del nostro territorio. Dobbiamo crederci tutti, solo così potremo raggiungere grandi obiettivi.
Con l'arrivo dell'estate, si comincerà a parlare di nuovi arrivi e obiettivi: secondo lei quali i correttivi da compiere (se ce ne sono) in seno alla squadra e quale sarà l'aspirazione della Biellese nel prossimo campionato?
La realtà ci dice che siamo una neopromossa. Il nostro punto di partenza sarà quello di mantenere la categoria e porre quelle basi per consolidare un saldo e certo futuro. La nostra squadra esprime valori importanti che vanno oltre l'Eccellenza. Da qui, l'inserimento di pochi innesti ma mirati, uno per reparto, con l'aggiunta di qualche promessa proveniente dal nostro settore giovanile. L'obiettivo, comunque, è quello di mostrare un calcio propositivo e brillante, in grado di conquistare il favore del pubblico, oltre naturalmente a raccogliere punti importanti per la salvezza.
Lei ha sempre posto molta attenzione ai ragazzi del settore giovanile: quali gli obiettivi?
È fondamentale farlo crescere e svilupparlo. Ci vuole tempo per renderlo competitivo, pochi mesi per rovinare un lavoro di anni. Quest'anno si è seminato bene, la base è ottima e sono fiducioso per il futuro. L'obiettivo è che ogni anno almeno tre giovani salgano di categoria e giochino in prima squadra. Oltre al lavoro tecnico, è importante fare educazione: insegnare, cioè, l'amore per questa maglia e far comprendere quali valori incarna. Simili sentimenti sono stati già colti nel corso di questa stagione. Da qui la certezza che il futuro è ricco di ottime prospettive.
Parlando di sogni, ne avrebbe uno nel cassetto. Non so, osiamo con la fantasia: una sfida in Serie A al Meazza tra l'Inter, di cui è accanito tifoso, e la 'sua' Biellese. Una visione un po' folle o ci si potrebbe arrivare un giorno?
Citando una frase espressa poco fa, sarebbe una 'lucida follia'. Ma se vogliamo essere realisti un ritorno in Serie B sarebbe la via più percorribile. È chiaro che subentrerebbero altre valutazioni e ci sarebbe bisogno di un coinvolgimento importante di tutte le realtù pubbliche e private. Forse, ora stiamo osando troppo con la fantasia ma sognare non costa nulla. Diciamo che il sogno resta nel cassetto ma non è lì chiuso a chiave...
Infine, chiudiamo questa intervista, con un ricordo di Gabriele Zanin, storico dirigente della Biellese, mancato il 20 maggio scorso, all'età di 67 anni.
Credo sia doveroso ricordarlo: la sua passione, il suo amore per il calcio e per questi colori erano ben noti a tutto l'ambiente. Ha dato molto per la Biellese e rimarrà nei cuori di chi l'ha conosciuto.