Il termine vacanza ha origine dalla parola “vacuum”, ovvero vuoto. È così abitualmente associata alla leggerezza, alla spensieratezza. Il rischio pertanto di scrivere parole pesanti che stonino con le rappresentazioni di questo periodo e sembrare inopportuni è alto.
Ma nei giorni scorsi un altro detenuto della casa circondariale di Biella si è tolto la vita , così come accade sempre più frequentemente anche nelle altre carceri in Italia; alcuni servizi materiali di aiuto dei volontari hanno chiuso temporaneamente i battenti, ma le famiglie che li frequentano non hanno certo migliorato la propria condizione, così come non si è ridotta la solitudine di molti anziani e malati, né la fatica di madri lavoratrici sole con figli a casa anche da scuola, o genitori di ragazzi con qualche forma di disabilità, fisica o mentale.
Il tentativo di rappresentare il periodo come leggero esclude , come spesso accade, la fatica di tante donne e uomini, ma anche la generosità di molti, che proseguono la loro silenziosa vicinanza a chi soffre. Un pensiero particolare va ad entrambi, con il desiderio di riuscire sempre più ad incrementare iniziative di solidarietà organizzata, di buon vicinato e vicinanza spontanea, di volontariato proprio in questo periodo. Perché il “vacuum”, da cui la parola vacanza deriva, serve certo per riposare e ritemprarsi dalle fatiche del quotidiano, ma può anche diventare un “pieno” di senso, dono, gratuità, di cui ognuno di noi ha bisogno.