Sarà l'autopsia sul corpo di Daniel Napolitano a fare definitiva chiarezza su quanto accaduto, mercoledì sera, nella palazzina del rione Concordia dove il giovane magazziniere è stato assassinato. I punti fermi dell'inchiesta sono la confessione di Alex Rizzi, 23 anni, da sempre amico della vittima, che ha raccontato di aver colpito con più coltellate Daniel sul pianerottolo di casa, al termine di un diverbio nato per un motivo banale - forse un dispetto fatto da Rizzi alla mamma di Daniel, forse delle sigarette chieste e non concesse - e poi degenerato in uno scontro fisico nel quale lo stesso Rizzi avrebbe rimediato un pugno in faccia.
Gli elementi ancora da precisare, invece, riguardano l'ora dell'omicidio: secondo Alex Rizzi la lite sarebbe scoppiata intorno alle 21.30, ma solo un'ora più tardi il giovane avrebbe chiesto l'aiuto del 118 per soccorrere l'amico ormai riverso e senza vita sul pianerottolo. Altro elemento da precisare è quello relativo al coltello utilizzato per l'omicidio: è stato trovato nel cortile interno allo stabile, dove dovrebbe averlo gettato lo stesso Rizzi, insieme a un panno utilizzato da qualcuno per tentare di ripulire l'arma. Al momento non si sa chi abbia attuato questo maldestro tentativo di nascondere le tracce e per quale motivo.Rizzi, intanto, si trova nel carcere del Biliemme di Vercelli in attesa della convalida del fermo.
Al Concordia, invece, c'è il dolore di una famiglia colpita da un lutto tanto brutale quanto incomprensibile. "Perché?": era il grido disperato della mamma di Daniel Napolitano che riecheggiava nella notte di mercoledì. Difficile trovare una risposta accettabile.























