Per il secondo anno consecutivo il Coordinamento Mobilità Integrata e Sostenibile (Co.M.I.S.) ha accolto l’invito di Legambiente a contribuire alla redazione del rapporto Pendolaria, documento che fotografa la situazione del trasporto ferroviario in Piemonte. Un contributo che non nasce come atto d’accusa, ma come base di riflessione e di proposta per affrontare e migliorare le difficoltà quotidiane vissute da migliaia di cittadini che ogni giorno utilizzano il treno.
Nel rapporto vengono evidenziate, in particolare, le criticità legate alle infrastrutture e al materiale rotabile. Sul fronte infrastrutturale, al netto dei disagi causati da eventi atmosferici o da investimenti accidentali di persone e animali, pesano i numerosi cantieri attivi sulla rete ferroviaria regionale. Interventi che, se da un lato sono annunciati come necessari e auspicati per migliorare affidabilità e prestazioni delle linee, dall’altro stanno generando frequenti disservizi. Poiché gran parte degli appalti è legata ai fondi del PNRR, con conclusione prevista entro il prossimo anno, l’auspicio è che dal 2027 si possa finalmente constatare una riduzione delle perturbazioni al servizio. A questi problemi si sommano i ripetuti malfunzionamenti di passaggi a livello, deviatoi e segnali, spesso negli stessi tratti: tra Alba e Carmagnola, Cirié e Germagnano, Pinerolo e Torino Lingotto, sulla Biella–Novara, oltre che tra Chieri e Trofarello e tra Settimo e Rivarolo.
Anche il materiale rotabile presenta luci e ombre. Il prossimo anno dovrebbe concludersi la consegna dei nuovi treni, più performanti e confortevoli, che però non andranno a sostituire completamente la flotta più datata ancora in servizio. Nel frattempo si continuano a registrare guasti sia sui convogli più anziani sia, talvolta, su quelli di nuova generazione. Non mancano inoltre episodi di sovraffollamento, dovuti all’impiego di mezzi con capienza insufficiente rispetto alla domanda, come accade su alcune corse della molto frequentata Torino–Milano. Preoccupa anche l’aumento degli atti di vandalismo ai danni di treni e stazioni, fenomeno che richiederebbe un rafforzamento della sorveglianza.
Resta poi aperta la questione del mancato ripristino di diversi servizi sospesi durante l’emergenza Covid. Persistono tagli nei fine settimana e nei giorni festivi, con territori come il Biellese, Casale Monferrato e Nizza Monferrato che risultano completamente isolati. Analoghe criticità si riscontrano sulle linee da Fossano verso Limone e San Giuseppe di Cairo. A Cuneo manca ancora una coppia di collegamenti serali e mattutini con Torino, mentre permane il servizio sostitutivo su gomma sulla Bra–Cavallermaggiore. Qualche segnale positivo arriva invece dalla Torino–Milano, dove è stata ripristinata una coppia di corse.
Sul tema delle linee sospese, il rapporto riconosce alcuni passi avanti, come la riattivazione delle tratte Asti–Alba, Casale Monferrato–Mortara e Cuneo–Saluzzo–Savigliano, ma sottolinea come resti ancora molto da fare per garantire un servizio ferroviario efficiente alle aree interne, integrato con altri mezzi pubblici e privati e capace di assicurare il cosiddetto “ultimo miglio”.
Durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto è stata rimarcata la mancanza di una visione di lungo periodo in grado di accompagnare una vera transizione verso il trasporto di massa. Secondo Co.M.I.S., non è più accettabile l’uso distorto dei dati sulla frequentazione del passato come giustificazione per i tagli ai servizi, ignorando una domanda di mobilità reale e concreta. L’esperienza dimostra, al contrario, che la domanda cresce quando l’offerta è sostenuta da investimenti e da una progettualità chiara, come avviene in altre regioni italiane.
In chiusura, il documento segnala una nota positiva: l’attivazione del collegamento diretto tra Asti e Milano Centrale, da tempo richiesto, che apre nuove opportunità per lavoratori e studenti diretti quotidianamente nel capoluogo lombardo. Restano però perplessità sull’effettiva utilità per i territori provinciali, penalizzati dall’assenza di collegamenti mattutini e nei fine settimana, elemento che limita anche le potenzialità turistiche della tratta.
Il giudizio complessivo è quindi interlocutorio: “bene, ma non benissimo”. Per Co.M.I.S. mancano ancora i presupposti per parlare di una svolta strutturale nel trasporto pubblico locale. Servono scelte concrete, prive di demagogia, che considerino i fondi destinati al settore non come un costo, ma come un investimento per la salute, la sicurezza, lo sviluppo dei territori e l’occupazione, nella convinzione che un servizio efficiente possa generare un ritorno economico significativo.
























