Nessuna svolta, nessuna traccia concreta. A diversi giorni dalla sua scomparsa, le ricerche di Aurora Ruta, la studentessa di Portacomaro sparita nel nulla dopo essere salita su un treno diretto a Torino, non hanno ancora prodotto risultati significativi. Nonostante l'incessante lavoro degli inquirenti e una mobilitazione crescente sui social media, con condivisioni e appelli che continuano a circolare, sulla sorte della giovane è calato un silenzio angosciante. Le ultime immagini disponibili la ritraggono alla stazione di Torino Porta Nuova alle 17:40 di lunedì, un'ora dopo l’arrivo previsto del suo treno.
Aurora, alta circa un metro e sessantacinque e di corporatura minuta, indossava una maglietta bianca e pantaloncini neri, portava i capelli raccolti e teneva in mano una bottiglietta d’acqua. Nonostante fosse uscita di casa senza portafoglio né documenti, il dettaglio della bottiglietta lascia presumere che avesse con sé almeno qualche spicciolo per piccoli acquisti. Un ulteriore elemento ritenuto significativo è l’assenza del vaporizzatore per sigarette elettroniche che la ragazza portava sempre con sé: un dettaglio anomalo che, insieme alla mancanza dello smartphone, potrebbe assumere un valore importante per gli investigatori. Se l’assenza del telefono può essere compatibile con un allontanamento volontario – ipotesi peraltro controversa – l’abbandono di oggetti abituali appare meno giustificabile.
Due scomparse, tra analogie e differenze
Il caso di Aurora si intreccia mediaticamente con un’altra sparizione che sta scuotendo il Piemonte: quella di Asia Giannetti, 14 anni, torinese, scomparsa pochi giorni prima. Le analogie colpiscono: entrambe le ragazze si sono allontanate senza portare con sé documenti o cellulare. Ma, secondo gli esperti, le somiglianze finiscono qui.
A sottolinearlo è il criminologo Fabrizio Pace, presidente dell’associazione Penelope – attiva sul fronte delle persone scomparse – e già sindaco di Isola d’Asti all’epoca del ritrovamento del corpo di Elena Ceste. Pace, che sta seguendo da vicino il caso di Aurora, evidenzia come le circostanze delle due scomparse siano in realtà profondamente diverse.
"Si tratta di sparizioni apparentemente simili, ma in realtà estremamente diverse – spiega –. Asia si è allontanata da una comunità per minori e potrebbe aver voluto sottrarsi a un contesto percepito come ostile, magari legato a frequentazioni pericolose. Aurora, al contrario, non aveva motivi apparenti per fuggire. Non emergono criticità familiari significative, se non il fatto che la ragazza fosse provata emotivamente per il quarto anniversario della scomparsa della madre".
"È una persona scomparsa, non un allontanamento volontario"
Fabrizio Pace insiste in modo deciso sulla necessità di classificare il caso di Aurora come quello di una persona scomparsa, e non come un allontanamento volontario. “Può sembrare una distinzione formale – afferma – ma in realtà comporta approcci investigativi completamente differenti. E per una minorenne è ancora più cruciale”.
Nel suo ragionamento, Pace richiama anche le indicazioni del Garante Nazionale per le Persone Scomparse, che ha più volte ribadito come l’etichetta di “scomparsa volontaria” sia da evitare, specialmente per i minori. “La legge – ricorda Pace – stabilisce che, fino al compimento del diciottesimo anno d’età, la capacità di intendere e volere può risultare ridotta. Come possiamo pensare che una scelta del genere sia davvero consapevole e ponderata?”.
A rendere il contesto ancor più complesso c’è il fatto che la scomparsa di Aurora è stata denunciata nell’Astigiano, ma le ricerche sono ora concentrate nell’area torinese. Da qui l’urgenza di un coordinamento serrato tra le forze dell’ordine delle due province.
Il fenomeno delle persone scomparse: i dati 2024
Il caso di Aurora si inserisce in un fenomeno più ampio e costantemente monitorato: quello delle persone scomparse. Secondo la Relazione annuale 2024 dell’Ufficio del Commissario straordinario del Governo, lo scorso anno si è registrata una diminuzione delle denunce (-5,7% rispetto al 2023) e un aumento dei ritrovamenti (+4%). Tuttavia, al 31 dicembre restavano ancora 10.077 casi attivi, con una forte incidenza di cittadini stranieri (58,6%), e tra questi un’altissima percentuale di minorenni (72,7%). Numeri che evidenziano l’importanza di un approccio strutturato e la necessità di campagne di prevenzione e sensibilizzazione.
La fake news della “72-hour challenge”
Come spesso accade in casi del genere, sui social è circolata l’ipotesi che la scomparsa di Aurora sia collegata a una presunta "challenge", il cosiddetto gioco delle 72 ore, secondo cui i ragazzi scomparirebbero volontariamente per tre giorni. Si tratta tuttavia di una fake news, una leggenda metropolitana che circola da almeno un decennio. Già nel 2015 la BBC aveva smentito la fondatezza di questa teoria. Anche l’Arma dei Carabinieri, pur mantenendo un approccio investigativo a tutto campo, ha escluso con fermezza questa pista.
Secondo Pace, la riemersione di simili teorie risponde a un bisogno collettivo di trovare spiegazioni immediate: “La gente ha bisogno di dare un senso all’ignoto, di sentirsi utile... serve mettere un punto. Ma questo genere di interpretazioni non aiuta le indagini. Anzi, le ostacola”.
L’unico strumento davvero utile, conclude il criminologo, resta la massima diffusione delle immagini della ragazza. “È la cittadinanza, con le condivisioni, che può fare la differenza. Una segnalazione può nascere anche da uno sguardo fugace, da un volto riconosciuto per strada. E ogni minuto conta”.























