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Benessere e Salute | 22 ottobre 2016, 09:00

Terapie alternative (parte 1)

Terapie alternative (parte 1)

Non esiste solo la medicina tradizionale… così come la scienza non è sinonimo di onnipotenza, l’essere umano oltre che dalla fisica e dalla chimica, è composto di anima, spirito e di delicati equilibri che, a volte, le cosiddette “terapie alternative”, aiutano a ristabilire.

Pet Therapy

Con il termine “Pet therapy” generalmente si intende una terapia basata sull'interazione tra essere umano e animali, la quale integra, rafforza e coadiuva le tradizionali terapie. Non è quindi una terapia a sé stante, ma una co-terapia che affianca una terapia tradizionale in corso e che può essere impiegata su pazienti affetti da differenti patologie con obiettivi di miglioramento comportamentale, fisico, cognitivo, psicosociale e psicologico-emotivo.

La Storia.

Nel 1961 lo psichiatra infantile Boris Levinson parla per la prima volta di Pet therapy nel suo lavoro chiamato "II cane come co-terapeuta". Levinson notò che quando riceveva nel suo studio un bambino con disturbi psichici, questo si dirigeva facilmente verso il suo cane, dimostrandosi più spontaneo e più disponibile ad interagire con lui. Ne dedusse che l'animale fosse un mediatore utile a ristabilire i contatti sociali e lo usò in maniera sistematica nella relazione psicoterapeutica con i suoi piccoli pazienti ottenendo risultati soddisfacenti. Aveva notato infatti che un bambino spesso è intimorito nella comunicazione diretta con il terapeuta e la presenza dell'animale lo facilita nell'esprimere le proprie difficoltà, comunicando in maniera indiretta e cioè attraverso l'animale. Inoltre il bambino aveva la possibilità di proiettare sull'animale le proprie sensazioni altrimenti inesprimibili e, tutti questi processi, avvenivano attraverso scambi affettivi e giocosi con l'animale, che rendevano più gradito l'incontro terapeutico. 

Nei 1981 si iniziò ad applicare la Pet therapy negli adulti con problemi psichiatrici compresi gli anziani ricoverati in ospedali geriatrici. Si riconobbe che l'animale aveva un effetto catalitico sul paziente permettendo l’instaurarsi di una relazione dapprima uomo-animale e poi successivamente anche con altre persone dell'ambiente. 

Il ricercatore Aaron Honori Katcher, sempre nel 1981, studiò l'influenza della presenza di animali domestici sulla pressione arteriosa e dai risultati delle ricerche effettuate, emerse che la pressione si abbassava dopo l'accarezzamento di un cane o di un gatto mentre successivamente, bastava evocare tali immagini. Ne conseguiva che i cardiopatici a contatto con gli animali avevano maggiori capacità di recuperare la salute. Secondo Katcher la presenza di animali da affezione incrementava addirittura la longevità e diminuiva il pericolo di malattie.

Anche Michael Mc Cullach, effettuando ricerche su pazienti con insufficienze cardiache, disordini endocrini, disturbi gastrointestinali, enfisemi e diabete, notava che la sicurezza emozionale dovuta al legame con il proprio animale faceva sopportare meglio la malattia favorendo un decorso positivo e che la diminuzione di ansia permetteva oltre che la ripresa di contatti sociali anche un miglioramento terapeutico.

Oggi la Pet therapy, che solo recentemente ha ottenuto il giusto riconoscimento,https://it.wikipedia.org/wiki/Pet_therapy#cite_note-4 trova ampia applicazione in svariati settori socio-assistenziali, tra i quali case di riposo, ospedali e comunità di recupero. La presenza di un animale permette in molti casi di consolidare un rapporto emotivo con il paziente e stabilire tramite questo rapporto sia un canale di comunicazione paziente-animale-medico, sia stimolare la partecipazione attiva del paziente. Per cui possiamo tranquillamente affermare che la Pet therapy facilita l'approccio medico e terapeutico delle varie figure mediche e riabilitative soprattutto nei casi in cui il paziente non dimostra collaborazione spontanea.

Le figure professionali coinvolte.

· responsabile di progetto (un professionista del campo sanitario);

· medico veterinario (valuta i requisiti comportamentali e sanitari dell'animale, l'aspetto igienico sanitario ed il benessere animale);

· coordinatore d'intervento ( psicologo/psicoterapeuta, educatore, infermiere/assistente sanitario, OSS, laureato in scienze motorie, insegnante, psicomotricista);

· coadiutore dell'animale (promuove la relazione uomo animale e monitora lo stato di salute ed il benessere dell'animale in collaborazione con il veterinario).

Animali coinvolti nella Pet therapy

Fondamentale è individuare l'animale corretto per il singolo paziente in base alle preferenze personali, alle capacità psico-fisiche, all'analisi delle eventuali fobie specifiche, alle allergie e in base alla risposta emotiva nelle prime sedute. Ad esempio nel caso si dispongano di più cani si deve definire l'abbinamento cane-paziente tenendo conto della taglia del cane, dell'indole, del tipo di pelo e così via.

Nella pet therapy è possibile utilizzare:

·         gatti/cani/conigli/uccelli

·         cavalli (ippoterapia)

·         asini (onoterapia)

·         delfini (delfinoterapia)

·         rapaci (falconeria)

L’onoterapia ovviamente non viene riconosciuta dalla medicina ufficiale ma i suoi effetti sono riscontrabili, così come quelli dell’ippoterapia, a livello pratico. Grazie all’asino, si instaura un rapporto di fiducia tra medico e paziente, il quale si sente tranquillizzato e confortato. Il contatto fisico con l’animale trasmette serenità e calma, elementi fondamentali in qualsiasi terapia inoltre il carattere dell’animale, di natura pacifico, si rivela essenziale quando si parla di trattamento di pazienti affetti da sindrome di Down, iperattivi, cardiopatici, tossicodipendenti, sieropositivi, con handicap motori e psichici, ciechi, sordi, con disturbi del comportamento, dell’emotività o autistici.

Accelerando i processi di guarigione, l’asino stimola a non rimanere passivi e scongiura l’isolamento: gli stimoli dati sono di diversa natura (emotiva, psico-motoria e sociale) per questo l’onoterapia è utile anche nei casi di disturbi dell’alimentazione, dell’attenzione o dell’equilibrio sonno/veglia. Inoltre, la piccola taglia dell’animale, l’aspetto sornione, il pelo morbido e i gesti lenti che lo contraddistinguono, sono adatti soprattutto con bambini e adolescenti. Specificamente, le terapie con gli asini si basano su semplici gesti che mettono in relazione l’animale col paziente: si osserva, ci si avvicina, si esamina da vicino, si annusa, si tocca, si sale in groppa e si cavalca proprio per creare un legame speciale tra i due. Si può inoltre parlare con l’animale e osservare la sua mimica, se presta attenzione, se segue il soggetto che lo guida con le redini e capire quando l’asino intende interagire e quando no. Si definiscono i ruoli fra paziente e animale che stimolano poi l’instaurarsi di un codice comunicativo originale che favorisce la concentrazione e il senso di responsabilità. 

http://www.ilrifugiodegliasinelli.org/  Foto: Rachele Totaro fotografa e responsabile stampa del Rifugio degli Asinelli.

L’onoterapia è adatta in tutti quei contesti in cui la capacità di prendersi cura di un animale o di un altro essere vivente porta grandi benefici: basti pensare ai casi di soggetti diversamente abili che sviluppano una maggiore sicurezza di sé e quindi una maggiore autonomia proprio grazie a ciò. Diffusa già in Svizzera, Stati Uniti e Francia, l’onoterapia promette di impegnarsi nel trattamento di una grande varietà di pazienti anche in Italia: un ritorno alla natura, un ambiente sereno e un animale docile e accondiscendente vengono in aiuto alla scienza.

Con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28/2/2003 “Recepimento dell’accordo recante disposizioni in materia di benessere animale degli animali da compagnia e pet therapy”, si invitano le regioni ad incentivare le attività di pet therapy, riconoscendo per la prima volta nel nostro paese il ruolo dell’animale nelle vita affettiva di una persona nonché la sua valenza terapeutica.

Continua domani...

Per ulteriori approfondimenti e curiosità visitate il blog di Platone:
www.astrologiadiplatone.com
https://www.facebook.com/astrologiadiplatone/

Maurizio Platone

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