Scrivo per portare all’attenzione un tema di cui raramente si parla, ma che coinvolge moltissime famiglie biellesi.
Mia mamma soffre di una forma di demenza in progressivo peggioramento e i tempi di attesa per la visita finalizzata al riconoscimento dell’invalidità superano i 14 mesi, ai quali si aggiungono ulteriori 3-4 mesi per l’emissione del verbale.
Nel frattempo, tutte le spese restano a carico nostro. Lei percepisce una pensione minima che non copre nemmeno lontanamente i costi dell’assistenza. Ogni mese siamo chiamate ad affrontare uscite importanti e non possiamo permetterci una casa di riposo. È una situazione che logora, non solo sul piano economico ma anche su quello emotivo. Io e mia sorella, per fortuna siamo in due, riusciamo a dividerci il lavoro: abbiamo una signora che ci aiuta al mattino, solo nei giorni feriali, ma un’assistenza a tempo pieno sarebbe per noi insostenibile. Entrambe soffriamo di una malattia ai polmoni, e a turno ci ammaliamo, lasciando ogni volta all’altra l’intero carico.
Si crea così un circolo vizioso: senza il riconoscimento dell’invalidità non arrivano i sostegni economici e assistenziali necessari, ma senza questi sostegni le famiglie vengono lasciate sole ad affrontare una condizione già durissima.
La richiesta è semplice e urgente: ridurre drasticamente i tempi di attesa, soprattutto per le patologie più gravi e invalidanti, che riguardano persone fragili e non autosufficienti. Dietro ogni pratica ci sono persone, famiglie e una quotidianità che non possono permettersi di aspettare oltre un anno per un diritto fondamentale.
Spero che questo tema possa essere portato alla luce e che si possa trovare una soluzione.
























