Riceviamo e pubblichiamo:
"Lo ammetto, era la prima volta che mi recavo all’Ospedale dopo la posa dei gabbiotti gabelle (un fiorino, pardon un euro) che ciclicamente andando al nosocomio uno deve sborsare come se non dovesse pagare già abbastanza per l’erogazione di alcuni servizi. Una scritta luminosa ti accoglie e ti promette la sosta per tutto il giorno a un solo euro, wow che fortuna, e tu che speri di rimanerci il meno possibile.
Ma poi ti viene in mente che se avessi lì qualcuno ricoverato e dovessi andarci più di una volta magari due o tre, la gabella comincia a diventare sostanziosa. La prima cosa che balza agli occhi è un numero inferiore di autoveicoli parcheggiati, cavolo siamo a Biella, con centri commerciali a poco distanza, parcheggiare free è quasi un obbligo. Un cartello posizionato a lato prenotazioni ti ricorda che le commissioni bancarie sono lì, a ulteriore capestro di un sistema finanziario in cui il pagamento del soldo per prestazione è determinante.
Finito il servizio dell’ASL, sempre puntuale e premuroso, si esce dall’Ospedale e si paga la gabella, anche li code ai macchinari, dove bisogna scannerizzare il biglietto (si dice QRCode) e mi immagino gli ottuagenari, figli del boom economico del secondo dopoguerra, preda di queste diavolerie elettroniche.
Non c’è ricevuta a meno che si faccia richiesta per fini fiscali e ci si avvia alla macchina tra aiuole non curate e una pulizia che, forse avrebbe dovuto essere garantita. L’ultimo tassello è il posizionamento del biglietto affinché possa essere letto e la sbarra possa essere alzata. Anche in questo caso devi trovare il giusto posizionamento pena la reclusione nell’avito parcheggio. In definitiva la domanda lecita rimane soltanto una: era necessaria questa imposizione fiscale?