Da quando è stato dichiarato lo stato di “emergenza internazionale di salute pubblica” causato dall'epidemia Covid-19, sono state costantemente varate molte misure di contenimento e prevenzione del virus; le task force di tecnici e professionisti del settore sanitario hanno collaborato in tempo reale per mettere in atto le strategie più efficaci allo scopo di evitare il peggio.
Anche la popolazione generale ha dovuto impegnarsi e facendo ricorso a risorse psicologiche inaspettate, ognuno ha cercato di capire come integrare nella propria vita le abitudini consone allo stato di emergenza: tra queste l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI) e il distanziamento sociale, oltre alle norme igienico sanitarie.
Per quanto riguarda i DPI molti si sono rivolti agli shop online di gel igienizzante mani e mascherine, per evitare spostamenti dal domicilio e anche perchè in un primo momento certi strumenti per la protezione personale non erano reperibili nel “mondo fisico”.
Gli sforzi di tutte le persone all'opera nella lotta al Coronavirus sono stati impagabili e inarrestabili: dall'epidemia si è passati alla pandemia e quando il virus ha rallentato la sua corsa il lavoro non si è concluso.
Reinventare il mondo
Proprio nella fase due, che ha reso i cittadini del mondo più liberi, allo stesso tempo sono state delegate a loro una serie di responsabilità inevitabili rispetto, per esempio, al contrasto della diffusione e alla prevenzione.
L'adozione di misure restrittive solide, nei Paesi europei, ha permesso di ridurre la trasmissione del virus: a Giugno, nell'arco di 15 giorni, c'è stata una diminuzione dell'80% nei dati del contagio confrontati con il picco di Aprile.
Grazie all'impegno di tutti, la situazione è andata modificandosi in positivo e la differenza nelle condizioni di vita è stata abissale.
Si è passati dalla “permanenza in casa” e divieto di accesso in comuni diversi dalla propria residenza, alla possibilità di viaggiare in aereo e ritrovare i propri familiari; dalla sospensione di eventi e chiusura dei luoghi di cultura, al privilegio di poter assistere nuovamente alla visione di un film nei cinema all'aperto, e ai concerti di musica dal vivo.
Sono stati gradualmente riaperti gli spazi pubblici, le attività economiche e i luoghi di lavoro che sono riusciti a sopravvivere. Molti hanno dovuto reinventare la propria professionalità, ma il tutto è avvenuto nella speranza di ricominciare a vivere, magari migliorando anche le condizioni precedenti all'avvento del virus.
Qualcosa di prezioso è stato appreso tra le mura domestiche: ognuno a modo suo ha imparato ad apprezzare le piccole cose e a dare maggiore valore alla vita. Almeno è quello che si spera in una visione di trasformazione delle esperienze negative, che hanno toccato più o meno tutti.
I dispositivi di protezione individuale non vanno in vacanza
Oggi si parla della “fatica da isolamento” a causa della quale esiste un rischio da non sottovalutare: la gente potrebbe non aderire con la dovuta fermezza alle misure di contenimento e contrasto del virus, fino a questo momento adottate con grande cura dalla maggior parte delle persone.
Le vacanze estive e l'allentamento delle misure restrittive potrebbero confondere le idee, se si dimentica la tempesta in cui si è imparato a navigare ma dalla quale non si è ancora del tutto usciti.
Portare la mascherina non è un optional.
In Italia può accadere che le disposizioni regionali vadano a sovrapporsi a quelle nazionali, eppure è semplice comprendere che il concetto di base rimane lo stesso: è immutata la necessità di proteggere se stessi e gli altri, è essenziale che certe precauzioni continuino a far parte della quotidianità se si aspira ad una realtà in cui il virus possa essere debellato.
Non si può tralasciare il distanziamento, né tantomeno l'igienizzazione delle mani. L'uso della mascherina, quindi, rimane obbligatorio soprattutto al chiuso.
Esistono molti tipi di mascherine: da quelle monouso a quelle lavabili, da quelle certificate alle autoprodotte, l'importante è che siano fatte di materiali idonei e che garantiscano respirabilità e comfort oltre, naturalmente, alla sicurezza di una barriera contro il virus.
I luoghi in cui indossarla restano gli stessi: ristoranti, negozi, supermercati e ristoranti o bar, se non si è seduti al proprio tavolo.
Le palestre, i centri estetici, i mezzi di trasporto... oltre ad essere luoghi in cui incontrare un maggior numero di persone potenzialmente positive, richiedono l'uso della mascherina perchè sono luoghi chiusi in cui il virus può sostare per un certo tempo e il contagio può avvenire con grande facilità.
Anche all'aperto esistono dei rischi dovuti allo spostamento del Covid attraverso le droplets, per questo è sempre opportuno tenere con sé la mascherina e utilizzare la propria intelligenza per capire la situazione in cui ci si trova.
Oltre all'obbligo istituito dalla legge, ciascuno dovrebbe sentire la necessità di tutelare la salute attraverso i mezzi a disposizione.
Altro discorso è quello che riguarda la possibilità di prevenire la comparsa di ulteriori virus, molto dipende dalla cura verso il pianeta e dalle decisioni delle istituzioni politiche.
Troppe cose accadono al di là della volontà degli esseri umani, basterebbe, come prima cosa, che ognuno si rendesse responsabile delle proprie azioni per muovere i passi iniziali nella direzione di una vita (abbastanza) sana.
Quello che si può fare per adesso è continuare a seguire certe “buone norme”, rifornirsi dei dispositivi di protezione individuale e utilizzarli. Se si preferisce acquistare in rete basta visitare gli shop online come quello di Maskhaze e decidere quali sono i gesti, prima dei mezzi, di cui si necessita per valorizzare la propria vita e quella degli altri.