Si può considerare un segno di libertà e laicità quello di bruciare su una pubblica piazza il libro sacro di una religione? È noto che in Svezia, la scorsa settimana, è stato consentito un tale atto ad un cittadino che ha voluto sfregare il simbolo dell'Islam.
Le società laiche possono permettersi di acconsentire al vilipendio di un credo religioso in ossequio ad un generale principio di libertà di espressione e di pensiero?
La giustizia svedese ha ritenuto di rispondere affermativamente a questa domanda, ritenendo prevalente il diritto alla manifestazione del pensiero rispetto alla salvaguardia del diritto al rispetto verso il sentimento religioso di una comunità di fedeli.
Il senso religioso e una visione non meramente materialista della vita dell'uomo è una caratteristica tipica dell'umano. Da ciò discende il diritto universalmente riconosciuto a professare il proprio credo religioso.
Questo comporta un necessario temperamento tra il diritto di critica verso i dettami di qualsivoglia religione e il rispetto verso quel sentimento intimo che lega l'uomo al Divino.
Le società moderne ritengono di poter fare a meno di Dio e spesso negano, in nome della laicità, un aspetto importante della vita umana.
Questo non vuol dire che le società moderne debbano sottostare a principi religiosi, ma per converso non è lecito sfregiare in nome di una libertà assoluta la sensibilità religiosa di una comunità.
Le religioni sono l'espressione di una ricerca di senso alla vita dell'uomo, sono risposte forse inadeguate a quelle domande fondamentali che ognuno di noi si pone nel momento in cui viene proiettato nella vita quotidiana, sono il tentativo di dare un senso alla risposta ultima di un vagare verso quell'abisso che attende tutti noi all'esito del nostro pellegrinare.
Per tale ragione sarebbe opportuno rispettare quell'intimo sentimento che porta una gran parte dell'umanità a vivere nel rispetto di principi alti che hanno come intento quello di migliorare l'esistenza umana.
Pietro Brovarone