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COSTUME E SOCIETÀ | 04 maggio 2024, 07:10

Maggio 2024, una parola sarda al mese: “M” come “MÚSCIU”

Radici e semantica delle parole sarde rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella.

l’incipit, “M”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009.

l’incipit, “M”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009.

MÚSCIU log. ‘funicella, cordicella’; cfr. tosc. muscellomoscello (lucch. ‘fune a tre capi’); còrso muscellumuscella ‘fune che si presta a legare’; nap. mosciello ‘fune di sparto, cordino’; cal. musciello ‘piccola corda molle’; cat. muixell ‘tros de corda pera amarrar quelcom a la barca’, ‘el grapat de cànem, lli cotón, llana, seda etc.’. La voce sarda è certamente imparentata con le voci mediterranee qua citate, e tuttavia essa ne pare il prototipo, la cui base si ritrova nel sumero muš ‘snake, serpente’. La voce è arcaica, risale ai tempi delle prime manifatture elementari (come dire al Paleolitico Superiore), fatte di fili d’erba annodati, utili per la loro resistenza unita alla morbidezza, che le rendeva adatte a trattenere cose e pesi. Di qui il loro nome, riferito alle spire del serpente.

C.S. Salvatore Dedola, glottologo-semitista, Su Nuraghe

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