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ECONOMIA | 21 ottobre 2018, 09:47

Castagne, il clima frena i quantitativi dell’annata 2018, ma il bilancio è positivo e il flagello-cinipide è ormai superato

Foto di repertorio

Foto di repertorio

Dai castagneti dell’Alto Biellese a quelli della Valsesia, sono positivi i dati di produzione delle castagne, vero e proprio simbolo dell’autunno messo a rischio, negli scorsi anni, dal dilagare del Cinipide Galligeno. Un trend che segue quello nazionale, con un raccolto stimato superiore a 30 milioni di chili (in aumento dell’80% rispetto a cinque anni fa, quando era stato raggiunto il minimo storico di 18 milioni di chili).

La decimazione provocata dall’insetto alieno proveniente dalla Cina, che per anni ha infestato i nostri boschi, potrebbe quindi essere solo un brutto ricordo. La produzione piemontese registra un calo del 20% rispetto allo scorso anno a causa del clima piovoso, grandinate violente e temperature altalenanti. Tuttavia, nei boschi delle province del Nord Piemonte, il calo sembra essere più contenuto, e controbilanciato dall’ottima pezzatura, quest’anno di grandi dimensioni.

“Il castagno – evidenzia Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli Biella - riveste un ruolo importante in molte aree collinari e montane della nostra regione, non solo per la produzione di frutti e legno, ma anche per il presidio del territorio e per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico. Dato positivo è quello relativo al calo delle importazioni, ma resta alto il rischio di trovarsi nel piatto castagne straniere provenienti soprattutto dalla Turchia, Spagna, dal Portogallo e dalla Grecia. Per questo chiediamo di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia. Il consiglio ai consumatori è quello acquistare nei mercati di Campagna Amica diffusi in modo capillare su tutto il nostro territorio o direttamente presso le imprese agricole”. I boschi dell’area alpina sono tornati ad essere meta ambita di cercatori di castagne che, per lo più muovendo dalle grandi città, approfittano dell’occasione per trascorrere una giornata a contatto con la natura e l’ambiente montano. Quella della castanicoltura è una pratica agricola di origini molto antiche, che per molti secoli ha distinto l’economia di intere aree, concentrate soprattutto nel territorio dell’alto Biellese e della Valsesia: l’introduzione degli alberi di castagno ebbe un notevole incremento nel Medioevo: oltre alle castagne, questi alberi furono utili a un’economia locale “allargata” a più settori.

Oltre a segnare il paesaggio boschivo, diedero infatti impulso ad attività diverse come il commercio del legno, la realizzazione di edifici o la nascita di tradizioni enogastronomiche e agroalimentari tramandate fino ai giorni nostri. La raccolta delle castagne, come quella dei funghi, coinvolge come detto un gran numero di appassionati che, dalle città, si spostano in collina per trascorrere una giornata diversa. Tuttavia, può anche essere un’attività coordinata utile ad integrare il reddito delle imprese agricole: non sono pochi, infatti, i proprietari di fondi che in questo periodo sono impegnati a selezionare le migliori per una successiva vendita diretta al pubblico.      

c. s. Coldiretti Vercelli Biella g. c.

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