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ATTUALITÀ | 13 febbraio 2016, 07:00

Dal Biellese alla Cina: La storia del manager Andrea Cantinotti

Nel 2012 il ragazzo di Piatto decide di partire insieme alla fidanzata verso Shanghai. Due anni più tardi diventa direttore commerciale di un'azienda specializzata in prodotti per l'eolico. "Primi tempi duri - spiega a Newsbiella - poi ho colto l'opportunità. Dei cinesi mi piace la positività"

Dal Biellese alla Cina: La storia del manager Andrea Cantinotti

Andrea Cantinotti è in Italia solo di passaggio, perché in Cina è periodo di festeggiamenti per il Capodanno. Tra poco sarà a Bolzano, da un potenziale cliente. Appena tornato dall’India, volerà in Olanda, Danimarca, Spagna e Germania. Poi sarà nuovamente in Estremo Oriente dai colleghi cinesi, a gestire un ufficio di sei persone in qualità di responsabile commerciale della Finework Precision Components. Il suo è stato un viaggio al contrario: tanti cinesi vengono a vivere e lavorare in Italia. Lui, 34 anni, ha deciso qualche anno fa di provare un’esperienza tutta nuova in compagnia di Oxsana, la sua attuale moglie ucraina. Grazie a lei si è trasferito e poi, complici un buon curriculum, un ottimo inglese e tanta forza di volontà, è riuscito a cogliere un'opportunità. Andrea racconta la sua esperienza a Newsbiella: “Dopo il liceo classico, mi sono iscritto ad ingegneria meccanica. Ho aperto un’attività commerciale a Vigliano di articoli e accessori per moto fuori strada ma purtroppo le cose non sono andate bene. Così, nel 2012, grazie ad una proposta di lavoro offerta alla mia allora fidanzata, ho deciso di partire per Shanghai. Era il 26 febbraio e lei sarebbe andata ad insegnare mentre io dovevo partire quasi da zero alla ricerca di lavoro. I primi due anni – confida – sono stati molto duri tra gente nuova e con una cultura completamente diversa. All’inizio ho trovato lavoro come consulente per una società di trading, nel frattempo continuavo a far girare il mio curriculum attraverso siti internet per cercare un buon impiego”.

La pazienza di Andrea ha trovato uno sbocco positivo: “Nel luglio del 2014 arriva la chiamata che aspettavo: mi hanno contattato per un colloquio e dopo 15 giorni sono diventato il direttore commerciale di un’azienda cinese, la Finework, che fa componenti meccanici CnC specializzata in prodotti per l’eolico. Ci siamo trasferiti nella città di Changde, nella provincia di Hunan, a circa 1000 km da Shanghai. Sono a capo di un gruppo di lavoro nell’ufficio estero e mi occupo di consulenza per l’amministrazione e dell’organizzazione del management. E con la lingua cinese? Me la cavo – dice – ormai ho imparato tanto e continuerò a farlo”.

La sua determinazione è stata premiata, anche a livello remunerativo: “Diciamo che in Italia il mio stipendio attuale sarebbe di buon livello – ammette – mentre il mio contratto non è indeterminato ma mi consente di lavorare con serenità. Probabilmente nel nostro Paese c’è più tutela, in Cina i contratti funzionano diversamente. Ci sono clausole che ti permettono di interrompere il rapporto e non ci sono i sindacati. Ci sono anche meno restrizioni dal punto di vista contrattuale e a livello ambientale. Ci sono pro e contro. Ma io sono soddisfatto e punto a fare sempre meglio”. L’azienda produce il 60% del fatturato in Cina e il 40% all’estero. Il titolare ha aperto l’attività nel 2007. E pensare che nel 2001 accompagnava i turisti con i motorini. Poi, in nove anni, ha portato la Finework ad avere 400 dipendenti e un successo in tutto il Paese. Attualmente si cercano persone con esperienza. Ma non è così facile rapportarsi: “E’ vero che in Cina ci sono delle opportunità – spiega Cantinotti – ma è anche vero che sei dall’altra parte del mondo, in una cultura completamente diversa e con delle persone dai metodi di comportamento anche discutibili. Prima di ‘buttarsi’ all’avventura c’è da riflettere. Quando sono partito per l’estero, ho portato con me la speranza”.

Ma come si potrebbero descrivere i cinesi?: “Sono gran lavoratori, lo sappiamo. Ci sono persone che lavorano sette giorni a settimana e a Shanghai è difficile entrare in confidenza con loro, soprattutto per l’ostacolo della lingua. Ho notato, però, la positività della gente. Anche se hanno un lavoro precario sono sempre sorridenti, pur avendo pochissimo a disposizione. Non si lamentano”. Peccato per l’ambiente: “L’aria è molto inquinata, il governo sta predisponendo piani energetici in grado di migliorare il problema. Solo che ci vorrà ancora del tempo”. Poi ci sono tantissime cose da scoprire, o da riscoprire: “Il cibo cinese mi è sempre piaciuto, ma non pensate che sia tutto così fritto come nei ristoranti cinesi in Italia. Poi il business è più aperto, è più facile aprire società e agiscono con maggiore semplicità. Se hai un opportunità il consiglio è di svilupparla subito. E gli stranieri sono ricercati: loro sanno di non saper fare tutto bene ed è per questo che vanno a prendere le persone che sanno fare. Sono predisposti a pagare tecnologia e persone che sanno di non avere”.

Andrea è riuscito anche in Cina a coltivare nuovamente la sua grande passione: l’Enduro. “Ho corso tanti anni in Italia, partecipando a nove campionati regionali e a un campionato a squadre oltre a gare del Mondiale nel 2007. A Shanghai non potevo correre, ma a Changde c’è un club che organizza corse. Mi diverto, coltivo il mio hobby anche se lo faccio poco visto che sono sempre in viaggio".

l.l.

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