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CRONACA | 15 febbraio 2019, 07:00

"Ho paura, dormo in auto": sopravvissuto all'accoltellamento, ci racconta la sua storia

L'aggressione è successa a Cossato il 18 gennaio per mano di suo fratello. Lo sfogo, il grido di aiuto del 46enne. Questione di eredità alla base del fatto.

"Ho paura, dormo in auto": sopravvissuto all'accoltellamento, ci racconta la sua storia

Una storia di eredità familiare degenerata con un tentativo di omicidio da parte del fratello, la paura di essere vittima di altri possibili atti di ritorsione della stessa madre, il suo rifugio notturno all'interno di un'automobile. Storie di degrado? No, storie di ordinaria follia perchè purtroppo, quando di mezzo c'è un'eredità, questi casi non conoscono il colore della pelle. Per far chiarezza sulla situazione, il bisogno sviscerato di portare alla luce la sua verità, è venuto nella nostra redazione di Newsbiella, ieri mattina, la stessa vittima del tentato omicidio consumato il 18 gennaio proprio all'interno del suo domicilio. Vi raccontiamo la storia di Ahmed Lamane, 46 anni, da diciannove in Italia, attualmente cittadino di Cossato. E con lui la paura che lo perseguita iniziata prima dell'aggressione e rafforzata in seguito. A soli 27 giorni dall'accoltellamento.  

IL FATTO. Era trascorso poco tempo dopo le 20 del 18 gennaio scorso, in una serata invernale come tante nella cittadina di Cossato, quando Ahmed Lamane ha fatto rientro a casa. "Ho aperto la porta e mentre stavo entrando mi ha assalito mio fratello Khalid che mi inferto una prima coltellata all'addome. Una volta crollato a terra ha continuato ad infierire sul mio corpo. Solo le mie urla di dolore hanno richiamato l'attenzione di alcuni residenti, di fatto facendolo scappare". Sono le parole di Ahmed Lamane 46 anni cittadino italiano originario del Marocco e residente a Cossato. "Sono sceso in strada trascinandomi e sanguinando, ho fermato un'auto sulla quale mi sono buttato sopra chiedendo al conducente di portarmi dai carabinieri". Da quel momento Ahmed ha rischiato la vita perchè, delle tante coltellate, una avrebbe raggiunto il polmone sfiorando il cuore. Durante la sua permanenza all'ospedale di Ponderano, sarebbe andato a trovarlo una persona, forse la stessa madre che lo avrebbe minacciato ulteriormente di morte. Da allora Ahmed non ha il coraggio di rientrare nella sua casa, sta cercando una nuova abitazione anche con il possibile aiuto del comune, è seguito psicologicamente dagli assistenti sociali, dorme su un'auto per la paura di nuove aggressioni. Una vita infernale. 

COSA HA SCATENATO LA FOLLIA? Alla base della vicenda ci sarebbe l'eredità (casa) di proprietà di M'Hammed il fratello morto nel 2010, la procura del defunto non regolare presentata in Marocco dal Khalid, la successiva vendita della casa alla probabile fidanzata del Khalid stesso sbugiardata da una sentenza del tribunale di Settat (Marocco) che ha annullato l'atto di vendita. Questo fatto avrebbe scatenato la rabbia dell'assalitore, un'ira trasportata al tentato omicidio del fratello. 

LA DISPERAZIONE. Ora la vita di Ahmed, dopo anni al servizio di alcune aziende biellesi, è da disoccupato in attesa di un lavoro con la speranza di ritrovare la serenità perduta in quella dannato sera. "Non riesco ad entrare in casa, ho paura, le ombre, i rumori, i ricordi sono troppo freschi -conclude lo stesso Ahmed-. Dal 18 gennaio, uscito dall'ospedale, dormo in auto e non mi sento di far ritorno in quell'alloggio. Ho anche paura delle ritorsioni e di eventuali atti di mia madre tramite suoi mandanti che appoggia Khalid. Vorrei trovare una nuova casa e cerco qualcuno che mi aiuti". 

Fulvio Feraboli

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