/ POLITICA

POLITICA | 25 maggio 2024, 15:34

Intervento di Emanuela Verzella all’incontro di venerdì scorso a Torino con Gianna Pentenero e Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Partito Democratico, VIDEO

Intervento di Emanuela Verzella all’incontro di venerdì scorso a Torino con Gianna Pentenero e Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Partito Democratico

Intervento di Emanuela Verzella all’incontro di venerdì scorso a Torino con Gianna Pentenero e Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Partito Democratico

Dotti e informati interventi prima del mio hanno restituito un quadro denso di ombre dell’operato di questa giunta uscente in merito alla lotta alla dispersione scolastica e all’ affermazione concreta del diritto allo studio, in termini di scarso o mancato sostegno alle spese che ogni famiglia deve affrontare.

Avete ben ricordato come la premessa ideologica di questo agire sia la fondata convinzione che, anche attraverso una politica selettiva di accesso alle possibilità di istruzione, si sia indebolita la scuola che forma Cittadini, quella auspicata da don Milani, per dar spazio alla scuola che prepara i lavoratori, secondo censo, disponibilità e richieste dell’imprenditoria.

Ora, a vedere comunque la crisi demografica e il mismatch tra la domanda e l’offerta di lavoro, anche ad alta qualificazione, a noi che ci occupiamo di istruzione degli adulti viene in mente che, anche per ottemperare a risoluzioni europee tradotte in piani strategici nazionali finiti in non si sa quale cassetto è essenziale un raccordo – finora debole e residuale – tra la formazione professionale regionale, gli istituti tecnici superiori e i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti, i Cpia.

E non solo: ci è chiaro che, nelle file dei migranti che affollano le aule – insufficienti – di quest’ultime istituzioni scolastiche, intenti allo studio della lingua Italiana, accanto a persone analfabete anche nella lingua di origine, soprattutto donne, sono presenti molti giovani in possesso di titoli di studio anche elevati conseguiti nei Paesi di origine, titoli che nulla valgono presso di noi. Quale enorme spreco di risorse, per una Regione preda di un inverno demografico per il quale non si intravede soluzione. Possiamo aiutare seriamente questi giovani adulti formati a crearsi un futuro stabile, anche attraverso lavori qualificati?

E, più in generale, attraverso sinergie vere tra istruzione pubblica nazionale - se non interverrà la pessima regionalizzazione del decreto Calderoli sull’autonomia differenziata, da contrastare in ogni modo – è possibile connettere nelle reti territoriali per l’apprendimento permanente l’istruzione e la formazione professionale, a garanzia del “long life learning”, e della riconversione, al bisogno, delle competenze di chi deve reinventarsi un lavoro o una vita intera? Ce lo chiede la logica, l’economia, la coesione sociale.

Ce lo chiede l’art. 3 della Costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” C’è modo di dirlo meglio?

IPE - cc

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore