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COSTUME E SOCIETÀ | 18 aprile 2024, 08:20

Foto d’archivio: la storia dell’Orfanotrofio Ravetti di Biella

Vittorio Besso, Orfanotrofio Ravetti, Biella, 1880 ca., stampa all’albumina.

Foto d’archivio: la storia dell’Orfanotrofio Ravetti di Biella - Copyright Fondazione Sella 2024.

Foto d’archivio: la storia dell’Orfanotrofio Ravetti di Biella - Copyright Fondazione Sella 2024.

L’immagine che pubblichiamo oggi fa parte del Fondo di Vittorio Besso (1828-1895) che conta circa 700 immagini del fotografo.

Qui siamo nel cortile interno dell’Orfanotrofio Ravetti di Biella, situato nell’attuale via Orfanotrofio. L’avvocato Gaspare Ravetti, alla sua morte nel 1796 lasciò erede la confraternita dei Santi Paolo ed Elisabetta, con l’obbligo di erigere una “casa monastero di figlie povere ed orfane”.
Dal 1814 l’Istituto cominciò a funzionare a pieno ritmo, le ragazze bisognose furono ospitate in quello che, nel 1821, venne denominato Orfanotrofio Ravetti. Una parte del grande edificio venne utilizzato per un educandato di fanciulle che fu nominato Istituto Santa Caterina, affidato prima alle Dame Inglesi poi alle suore di San Giuseppe di Torino, e trasferitesi in un’altra sede nel 1957.  L’orfanotrofio venne dunque retto fino agli anni ’70 del 900 dalle suore rosminiane, che continuarono a perseguire le direttive del testamento dell’avv. Ravetti.

Nel 1953 una testata locale scriveva: “Le bambine dai 6 ai 12 anni hanno la possibilità di frequentare le prime cinque classi elementari mediante un ottimo insegnamento impartito da suore diplomate, impreziosito di caldo affetto e di materna comprensione”.

La Fondazione G. Ravetti nel 2012 prese in gestione il complesso immobiliare, ospitandovi associazioni con scopo benefico o socio-assistenziali.

C.S. Fondazione Sella, G. Ch.

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