/ Biellese Magico e Misterioso

In Breve

Video animalerie

Biellese Magico e Misterioso | 16 settembre 2018, 08:00

Il biellese magico e misterioso: Il ‘Menhir di Santa Esuberanza” spuntato nella valle dl’Elf e quelli di Chivasso e Mazzè

A cura di Roberto Gremmo

Il biellese magico e misterioso: Il ‘Menhir di Santa Esuberanza” spuntato nella valle dl’Elf e quelli di Chivasso e Mazzè

Numerosi turisti della domenica hanno scoperto il fascino misterioso del ‘menhir di Santa Esuberanza’ spuntato qualche tempo fa sopra la Bossola/La bòsc-la (la spina) sul sentiero per l’Alp Buscajon nel comune di Graglia.

Ai lati dello sterrato s’incontrano due grandi massi che indicano l’inizio d’uno scosceso sentiero che porta direttamente ad un’altra stele più alta (almeno due metri) sovrastante un vasto prato con al centro un cerchio di sassi delimitanti un focolare.

Le tre pietre sono certamente suggestive, ma non é affatto sicuro che siano autentici manufatti del megalitismo.

Il loro inserimento nel contesto d’una valle ancora incontaminata e la collocazione verticale sono opera di una singolare ma molto potente congregazione religiosa, quella dei “Ricostruttori nella preghiera” fondata da padre Gian Vittorio Coppelletti ed approvata nel 1988 “ad experimendum” dal Vescovato di La Spezia.

Convinti che il contatto con la natura ed il lavoro materiale favoriscano la meditazione e l’elevazione mistica, i “Ricostruttori” hanno restaurato in tutt’Italia numerosi edifici religiosi, compresa l’abbazia di Sant’Apollinare di Casalbetrame, ritenuta un’antica commendatizia templare.

Nella chiesa dell’antico centro devozionale fra le risaie novaresi è stata collocata un’urna che conterrebbe le reliquie d’una certa “Santa Esuberanza”, personaggio misterioso di cui non si sa praticamente niente.

La devozione a questa figura enigmatica si é poi esportata in valle dell’Elf dove nel loro fervore edificatorio, quattro anni fa i “Costruttori” hanno restaurato una cascina isolata della val dl’Elf, in un luogo fiabesco a picco sulla magica Janka e vi hanno costruito un oratorio ed un centro d’accoglienza e di meditazione.

Gli edifici restaurati sono arricchiti da numerose sculture in pietra, alcune veramente affascinanti raffiguranti dei volti umani.

Più sopra, lungo la strada per gli alpeggi, è stata costruita una sorta di edicola votiva dedicata a “Santa Esuberanza”, raffigurata come una giovinetta che si protende da una finestrella d’un abitacolo in pietra. Proprio dietro al tempietto inizia una grande faggeta misteriosa al cui centro s’eleva un enorme pietrone affascinante, un autentico ‘menhir’ naturale che però non pare sia stato oggetto di attenzione da parte dei “Costruttori”.

Essi, infatti, hanno scovato e valorizzato alcuni pietroni e li hanno collocati a piacer loro, due vicinissimi e posti accanto allo sterrato che sale all’Alp Buscajon ed uno più in basso, proprio sopra il prato con al centro la radura predisposta per dei falò, creando un percorso di elevazione che però non ha niente a che vedere con antiche devozioni naturalistiche.

Ma il mito dei ‘menhir di Santa Esuberanza’ si é comunque fatto strada, benché basato su interventi moderni ed invasivi.

Se però quelle della val dl’Elf sono steli litiche slegate ad antiche pratiche devozionali, in altre zone del Piemonte sono ancora conservate e valorizzate delle autentiche grandi e maestose pietre magiche oggetto in un lontano passato di venerazione, rispetto e sacralità.

Il “lapis longus” esibito oggi ben protetto nella centrale piazza d’armi di Chivasso é una stele alta quattro metri e pesante una tonnellata e mezza con diverse incisioni circolari. In origine doveva trovarsi o in località “La Pagana” presso Torassi o in quella di Montegiove, due nomi chiaramente evocatori.

In epoca longobarda, l’enome ‘menhir’ venne utilizzato come pietra confinaria, ad indicare i limiti fra Gallia Cisalpina e Lombardia.

Nel 1499 d’ordine del viceclavario Giovani di Rivara l’imponente manufatto venne modificato con l’aggiunta di catene fissate con piombo e divenne una berlina dove costringere i debitori insolventi, costretti a battere tre volte le natiche nude (“cessio bonorum”).

La pietra venne poi rimossa nel 1798 con l’invasione francese perché considerata un odiato simbolo di un passato di schiavitù e di oppressione; diventò per decenni un sedile dei giardini pubblici e solo nel 1992 venne recuperata, protetta e riconosciuta d’interesse archeologico anche perché presenta delle coppelle realizzate con strumenti metallici e rifinite con martelli di pietra, realizzate con una tecnica antichissima che fa ritenere il ‘lapis’ un monumento funerario pre-cristiano.

Un’altra stele alta più di venti centimetri rispetto a quella di Chivasso é quella rinvenuta nel corso dei lavori per lo svasamento del bacino artificiale della Dora a Mazzé, un paese che secondo una consolidata tradizione deriverebbe il nome dalla divinità celtica Mattiaca, nota anche come Morgana.

Con molta probabilità, questo ‘menhir’ era collocato in origine sulla collina detta della Bicocca e sarebbe poi scivolato lungo la costa del fiume per sprofondare nel fango in regione Benna. A poca distanza in passato era ubicata una chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena e questo potrebbe indicare la cristianizzazione d’un sito di spiritualità pagana che proprio l’elevazione a poca distanza del ‘menhir’ poteva simbolicamente marcare ed evidenziare.

Anche questo maestoso manufatto litico svettante verso il cielo presenta un inteso lavoro di levigatura della superficie, tracce a solco e coppelle che hanno portato a ritenerlo un manufatto dell’Età del Ferro realizzato con un utensile litico. Forse fu collocato come stele funeraria.

Non v’é invece certezza d’una vetusta origine di quelli della val dl’Elf.

Saremo grati a chi vorrà segnalarci realtà analoghe a quelle esaminate in questo articolo scrivendo a storiaribelle@gmail.

Per approfondire questi argomenti segnaliamo un libro reperibile alla libreria “Ieri e Oggi” di via Italia a 13900 Biella.

Roberto Gremmo

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore