COSTUME E SOCIETÀ - 22 novembre 2025, 06:50

Torino 2006, il racconto di Marchisotti tra -20 gradi e mezzi della Protezione Civile FOTO

Il fotocronista biellese ripercorre i 15 giorni vissuti a Cesana e Sestriere: container ghiacciati, autocolonne di 300 metri e notti trascorse vestiti sotto le coperte militari

Torino 2006, il racconto di Marchisotti tra -20 gradi e mezzi della Protezione Civile FOTO copyright Roberto Marchisotti

Torino 2006, il racconto di Marchisotti tra -20 gradi e mezzi della Protezione Civile FOTO copyright Roberto Marchisotti

Nel 2006, in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino, il fotocronista biellese Roberto Marchisotti seguì per quindici giorni l’operatività della Protezione Civile delle province di Biella, Alessandria e Vercelli, impegnata nelle zone di Sestriere e dell’alta Val di Susa.

“Ero l’unico addetto alle riprese – racconta – e il nostro campo base era a Cesana, dove erano schierate alcune decine di mezzi. Ho documentato tutto: dai container trasportati e piazzati con gli allacciamenti di luce, acqua, benzina e diesel, fino ai vari interventi di supporto”.

Le giornate iniziavano all’alba, con temperature che toccavano i -17 gradi, spesso anche di più. “Si partiva al mattino presto verso Salice d’Ulzio, San Giurio, Claviere – racconta il fotografo -. Si facevano controlli, sopralluoghi, poi rientravamo al campo base dove tre o più cuochi preparavano il pranzo nei container. Alcuni mezzi montavano le catene, altri avevano addirittura il diesel ghiacciato”.

Una costante di quella esperienza era il freddo: “I bagni erano esterni – continua Marchisotti - e, per lavarsi il viso, bisognava letteralmente spaccare il ghiaccio, proprio come faceva Pozzetto nel film il Ragazzo di campagna”, sorride Marchisotti ricordando l’aneddoto.

 

La colonna logistica era impressionante: “Partimmo da Biella e ci unimmo agli altri – prosegue -. La cucina viaggiava in un’autocolonna lunga circa 300 metri. Di notte si arrivava a -20 gradi: dormivamo vestiti, avvolti in enormi coperte militari”.

A quei tempi, Marchisotti lavorava ancora con attrezzatura fotografica Nikon analogica: “Macchine meccaniche, robuste, che non si inceppavano nemmeno con quel gelo – conclude -. Una fortuna, perché altrimenti non avrei potuto portare a casa nemmeno uno scatto”.

 

 

s.zo.

SU