COSTUME E SOCIETÀ - 05 agosto 2025, 06:50

Marmotte artistiche in montagna, il presidente del Cai Biella risponde alle critiche

Nel suo intervento Formagnana sottolinea: “Le opere parlano di rinascita, collaborazione e sostenibilità, oltre ad essere un perfetto esempio di economia circolare”.

Marmotte artistiche in montagna, il presidente del Cai Biella risponde alle critiche (foto dalla pagina Facebook del Cai Biella)

Dai rifugi passando per le guide alpine fino ai commenti degli utenti. In tanti si sono espressi nelle scorse settimane sulla marmotta “colorata”, realizzata con plastica rigenerata dal collettivo internazionale Cracking Art.

Sul tema è intervenuto anche il presidente del Cai di Biella Andrea Formagnana che, alle polemiche di questi giorni, ha risposto in questo modo: “Mi sorprendono, sinceramente. Non tanto il fatto che ci siano opinioni diverse – ben venga il confronto – quanto la superficialità di certe critiche. C’è chi ha parlato di plastica abbandonata, chi ha tirato in ballo la 'contaminazione' della montagna… ecco, vorrei chiarire una volta per tutte: non stiamo lasciando rifiuti in vetta. Le opere della Cracking Art sono realizzate con plastica rigenerata, collocate solo nelle immediate vicinanze dei rifugi – aree già antropizzate – o al loro interno. E soprattutto fanno parte di un’economia circolare: quando si deteriorano, vengono rifuse e danno vita a nuove opere. Nulla viene sprecato”.

Sulla scelta della marmotta come simbolo, Formagnana è chiaro: “Tutto nasce da un ritrovamento straordinario. Nel 2024, dal ghiacciaio del Lyskamm, sul Monte Rosa, è emersa una marmotta conservata da oltre 6.000 anni. Una creatura che viene da un altro tempo e che oggi sembra volerci dire qualcosa. In quel momento ho pensato: e se fosse un’alleata venuta a ricordarci l’urgenza di affrontare i cambiamenti climatici?”.

Sicuramente un'immagine potente che sottolinea il legame profondo con la cultura alpina. “La suggestione della marmotta mi ha riportato alla mente l'antica leggenda del Regno di Fanes, uno dei miti fondativi dei popoli ladini – confida la guida del Cai di Biella - Ciò mi ha fatto pensare che ci servisse un linguaggio nuovo per parlare di questi temi. E la Cracking Art, con i suoi animali colorati, ironici ma profondissimi nel messaggio, è perfetta. Poi, coincidenza, anche loro erano stati ispirati dal ritrovamento del Lyskamm e avevano reslizzato le marmotte. Qualche mese fa era stata fatta una bellissima installazione al castello di Saint Pierre. Da lì è nata la collaborazione: abbiamo voluto portare la 'marmotta del tempo' nei nostri rifugi, nell’ambito del progetto 'Soul of the Mountain', un’iniziativa che coniuga cultura, ambiente, musica e spiritualità alpina. Le marmotte saranno presenti nei rifugi Coda e Rivetti nel Biellese, al Vittorio Sella e al Quintino Sella in Valle d’Aosta”.

Netto anche il pensiero verso chi sostiene che, in questo modo, si “snatura” l'ambente alpino: “La montagna europea, come la conosciamo, è frutto di un’antichissima alleanza tra uomo e natura. I pascoli, i terrazzamenti, i boschi curati: tutto questo è opera dell’uomo. La vera wilderness esiste solo dalle quote glaciali. Oggi più che mai la montagna ha bisogno dell’uomo: per prevenire gli incendi, gestire i versanti, mantenere la biodiversità. E l’uomo ha bisogno della montagna: per l’acqua, l’aria, il silenzio. Le marmotte della Cracking Art rappresentano questa nuova consapevolezza”.

Oltre ad enunciare un messaggio sul nostro tempo: “Sì, e sul nostro futuro – afferma Formagnana - Le opere parlano di rinascita, collaborazione e sostenibilità. La marmotta emerge dal letargo con la primavera: è un simbolo di speranza. Vive in colonia: ci insegna la forza della comunità. E la figura della 'sentinella', la nostra immagine di responsabilità. Ecco, vorremmo che tutti ci sentissimo un po’ sentinelle della montagna”. Anche sulle critiche per l'uso della plastica Formagnana fa chiarezza: “La Cracking Art nasce proprio per riflettere sul paradosso della plastica. Il 'cracking' è il processo che trasforma il petrolio in materia sintetica. È un gesto di rottura ma anche di consapevolezza. Rigenerare la plastica per farne arte significa togliere inquinamento e trasformarlo in messaggio. Le opere stesse entrano in un ciclo virtuoso: quando si deteriorano, vengono rifuse e ricreate, in un perfetto esempio di economia circolare. Serve consapevolezza anche nella vita di tutti i giorni. Occorre più attenzione e più cultura ambientale. La sostenibilità comincia dalla nostra quotidianità”.

Redazione g. c.