In un Piemonte sempre più anziano, dove la domanda di assistenza familiare cresce di anno in anno, il settore del lavoro domestico continua a rappresentare un pilastro essenziale, ma al tempo stesso fragile. Secondo l’ultimo rapporto Domina, nel 2024 le famiglie piemontesi hanno investito 609 milioni di euro in servizi di colf e badanti, con una spesa media che supera i 9.100 euro l’anno. Una cifra ingente che però potrebbe raccontare solo metà della realtà: considerando il fenomeno del lavoro nero, il valore reale del comparto sarebbe almeno il doppio.
62mila lavoratori regolari, ma numeri in calo
Nella regione risultano regolarmente assunti 62.013 lavoratori domestici, divisi quasi equamente tra colf (49,7%) e badanti (50,3%). Un settore femminile per eccellenza: il 92% degli occupati è donna, e oltre due terzi provengono dall’estero, in particolare dall’Europa dell’Est. L’età media è di 51 anni, con retribuzioni che si aggirano attorno ai 7.700 euro l’anno.
Nonostante la crescente domanda di assistenza, il comparto registra però un trend preoccupante: dal 2021 al 2024 le colf sono diminuite del 22,1%, le badanti del 12,4%, per un calo complessivo del 17,5%. Anche le famiglie datori di lavoro diminuiscono: nel 2024 erano 66.456, il 15,7% in meno rispetto a tre anni prima.
Il rischio lavoro nero: "Potrebbe essere tornato a crescere”
Gli esperti di Domina sottolineano come, dopo il boom di regolarizzazioni durante il periodo Covid, oggi si assista a un nuovo arretramento del lavoro ufficiale.
"Stiamo osservando una riduzione dei lavoratori registrati — spiegano — che potrebbe indicare un ritorno al sommerso, specialmente nei periodi in cui il lavoratore percepisce la Naspi".
Il dato nazionale parla chiaro: il tasso di irregolarità è del 48,8%, e in Piemonte si stimano oltre 118mila lavoratori e datori irregolari. Un fenomeno che pesa sia sulle tutele degli addetti sia sui bilanci delle famiglie, costrette a muoversi in un mercato privo di garanzie.
Dove si concentra il lavoro domestico: Torino guida, Biella in coda
Il primato regionale spetta a Torino e provincia, che accolgono il 62% delle colf e il 55% delle badanti del Piemonte: nel capoluogo si contano 19.103 colf e 17.381 badanti. Seguono Cuneo (3.140), Alessandria (2.664), Novara (2.031), Asti (1.455) e Biella con 976 lavoratori regolari, una delle cifre più basse della regione.
Un dato che rispecchia struttura demografica e densità abitativa, ma che apre anche un fronte di riflessione locale: nel Biellese, dove oltre il 30% della popolazione ha più di 65 anni, la domanda di assistenza non autosufficiente è in costante aumento.
La fragilità strutturale del territorio biellese, già evidenziata nel corso di eventi di settore, si intreccia in modo diretto con i dati del lavoro domestico. Professionisti del settore socio-sanitario, docenti ed esperti hanno sottolineato come l’inverno demografico stia trasformando i bisogni delle famiglie, aumentando la richiesta di assistenza domiciliare e di figure di supporto nella gestione della non autosufficienza.
Tra le criticità emergono:
- scarsità di personale qualificato,
- difficoltà di sostenibilità economica delle famiglie,
- necessità di far emergere il lavoro sommerso,
- carenza di servizi intermedi a supporto della domiciliarità.
Il territorio biellese, con una popolazione molto anziana e un tessuto familiare spesso ridotto, si trova ad affrontare una sfida che riguarda sia l’organizzazione dei servizi socio-sanitari sia il sostegno alle famiglie che scelgono di accudire i propri cari in casa.
Regione Piemonte: “Servono misure per far emergere il lavoro nero”
Sul tema è intervenuto anche l’assessore regionale alle Politiche sociali, Maurizio Marrone, che ha ribadito come i dati confermino una trasformazione profonda della società piemontese: "L’inverno demografico e l’aumento dell’aspettativa di vita modificano dinamiche e bisogni dei cittadini, chiedendo alle istituzioni uno sforzo maggiore. Continuiamo a garantire risorse per fragilità ed emergenze sociali, nonostante un quadro finanziario complesso".
Tra le misure messe in campo, l’assessore ricorda i programmi europei finanziati attraverso Scelta Sociale (90 milioni in due anni) e il Buono Residenzialità, pensati per alleggerire i costi delle famiglie e allo stesso tempo incentivare la regolarizzazione del lavoro domestico.
"Sono interventi — ha aggiunto — che speriamo possano aiutare anche a far emergere il sommerso. Non possiamo permettere che restino zone d’ombra che penalizzano lavoratori e famiglie".
Il quadro delineato dal rapporto Domina mette in luce un Piemonte che invecchia e che necessita sempre più di servizi dedicati, ma che allo stesso tempo rischia di regredire sul fronte della tutela dei lavoratori domestici.
Per territori come il Biellese, dove l’inverno demografico è già una realtà concreta, la sfida è doppia: sostenere le famiglie, rafforzare l’assistenza alla persona e garantire che la cura — quella intesa come lavoro quotidiano nelle case — non resti un segmento sommerso ma un elemento riconosciuto, valorizzato e regolato.





