Un Violoncello Sette Storie
Venerdì prossimo, l'Accademia Perosi ospiterà Enrico Dindo – il violoncellista che Mstislav RostropoviÄ (che il grande pubblico conosce anche come l'artista che l'11 novembre 1989 suono' il violoncello davanti al muro di Berlino che crollava per festeggiare la fine della guerra fredda) in persona ha definito possessore di "un suono eccezionale che fluisce come una splendida voce italiana" – in un programma che è stato architettato come un orologiaio svizzero costruisce i suoi ingranaggi: sette brani disposti come tarocchi sul tavolo verde della storia musicale.
Dindo, che ha cominciato a sei anni (figlio d'arte, come si diceva una volta quando essere figli d'arte significava qualcosa), si è perfezionato con Antonio Janigro e ha conquistato nel 1997 il Primo Premio al Concorso "RostropoviÄ" di Parigi – quel concorso dove vincere significa entrare nel club ristrettissimo dei violoncellisti che contano. Da allora ha suonato con orchestre che fanno venire le vertigini solo ad elencarle: BBC Philharmonic, Rotterdam Philharmonic, Orchestre Nationale de France, Filarmonica della Scala (dove è stato primo violoncello dal 1987 al 1999), London Philharmonic, Chicago Symphony. Ha lavorato con direttori del calibro di Riccardo Chailly, Riccardo Muti, Myung-Whun Chung, Valery Gergiev e lo stesso RostropoviÄ.
Ma Dindo non è solo un interprete prodigioso: è anche trascrittore, orchestratore, direttore. Creatore e Direttore stabile dell'Orchestra da camera "I Solisti di Pavia", docente al Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano e alla Pavia Cello Academy, dal 2013 è Accademico di Santa Cecilia, dal 2022 Direttore Artistico dell'Accademia Filarmonica Romana nonché docente dell'Accademia Perosi di Biella. Compositori come Giulio Castagnoli, Carlo Boccadoro, Carlo Galante, Roberto Molinelli e Jorge Bosso hanno scritto per lui, dedicandogli musiche che portano il suo nome come un abito su misura.
Il programma di venerdì sarà un racconto per accumulo emotivo: dalla Russia aristocratica di Glazounov alla Buenos Aires notturna di Piazzolla, passando per la lacrima parigina di Rossini, il commiato inglese di Elgar, l'ebbrezza slava di DvoÅák, la testimonianza estrema di Weinberg e la preghiera d'esilio di Bloch. Dindo stesso ha curato le trascrizioni e riduzioni per archi di molti brani, creando un'omogeneità timbrica che unifica epoche e stili diversi.
Un programma da brividi...
Accompagnato dal Pentharmonia ensemble, Dindo dimostrerà – se ce ne fosse bisogno – che il violoncello possiede più anime di un gatto: può sussurrare segreti, gridare dolori, pregare perdoni, danzare gioie. Può essere voce solista e orchestra intera, ballerino e spettatore, narratore solitario che rammenta glorie passate e profeta che annuncia futuri possibili.
Un concerto che richiederà all'ascoltatore non di sedersi comodamente, ma di sporgersi in avanti, di tenere l'orecchio, di aprire il cuore.
Perché venerdì prossimo, all'Accademia Perosi, il violoncello racconterà sette storie. E quella "bestia" magnifica dal registro baritonale non lascerà nessuno indifferente.
Sette brani che hanno fatto un programma (e un programma che ha fatto una confessione).â¨Una sequenza di musiche la cui architettura ricorda un ventaglio: dalla Russia aristocratica alla Buenos Aires popolare, dall'intimità del salotto parigino alla solennità della sinagoga, dal commiato inglese all'ebbrezza slava. Il violoncello emerge come lo strumento che possiede tutte le voci: può sussurrare segreti, può gridare dolori, può pregare perdoni, può danzare gioie.
Programma:
Glazounov - Chant du ménestrel op. 71, per cello e archi (orch. di E. Dindo)
Rossini - Une Larme, per cello e archi (versione E. Sollima)
Elgar - Adagio dal Concerto per cello e orchestra
Dvorak - Rondò op. 94, per cello e archi (riduzione di E. Dindo)
Weinberg - Sonata per cello solo n°4 op. 140bis
Bloch - Kol Nidrei, per cello e archi (riduzione di E. Dindo)
Piazzolla - Le Grand Tango, per cello e archi (orchestrazione di E. Dindo)
Intero: 20.00 €
Ridotto convenzioni Perosi: 15.00 €
Venerdì 14 novembre 2025 | 18:00
Gifflenga - Chisa di San Martino
Casiraghi&Fogato
flauto e chitarra
Cristian Casiraghi, armato di flauto, e Mattia Fogato, custode della chitarra propongono Mauro Giuliani, Jacques Ibert, Astor Piazzolla.
La traiettoria è significante: Giuliani ci consegna il classicismo nella sua tardiva maschera romantica, dove il flauto—strumento d'aria e di grazia—conversa con la chitarra in un dialogo che è già metafora dell'equilibrio settecentesco, ancorché turbato dal pathos ottocentesco. Ibert opera una svolta: la sua Entr'acte è pausa che non riposa, interstizio dove il neoclassicismo francese squaderna la propria ironia controllata, il proprio gusto per l'ornamento che nasconde struttura. Piazzolla, infine, introduce nel discorso l'elemento del desiderio urbano, della memoria dei bassifondi porteñi trasfigurata in architettura armonica—il tango come labirinto sentimentale che finge disordine mentre obbedisce a ferree geometrie.
ingresso libero e gratuito
Telefono
+39 015 29040
Indirizzo
C.so del Piazzo 24
13900 Biella - IT







