Dall’indagine congiunturale di Confartigianato Imprese Piemonte relativa al quarto trimestre 2025, emergono dati che confermano il trend negativo e un generale clima di sfiducia tra le imprese artigiane della regione.
“L’indagine fotografa la sfiducia delle imprese artigiane nelle prospettive a breve e medio termine – dichiara Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte –. Continuano le politiche recessive legate ai vincoli comunitari, un paradosso se si considera che l’avanzo primario cresce da anni. Si rafforza la stretta creditizia e aumenta la burocrazia”.
Indicatori economici in peggioramento
Le previsioni relative all’acquisizione di nuovi ordini per l’export segnano un forte peggioramento, passando dal 22,34% al 48,23% di imprese che prevedono una diminuzione.
Il dato sulla produzione totale scende da -13,06% a -16,65%, mentre la programmazione degli investimenti cala dal 78,35% al 63,63%.
Peggiorano anche le previsioni di regolarità negli incassi, che passano da 68,38% a 64,22%, e aumentano le stime dei ritardi nei pagamenti (dal 30,58% al 35,22%). Le previsioni di anticipi rimangono su valori minimi, in ulteriore calo (da 1,03% a 0,56%).
“Questi valori – commenta Felici – segnalano una congiuntura di forte sofferenza e contrazione del volume d’affari. Una situazione che rischia di colpire settori simbolo del nostro saper fare: gioielleria, occhialeria, macchinari e bevande. Ora è più che mai necessario che la politica si concentri su misure concrete per aumentare la competitività delle aziende e contenere i costi energetici”.
Credito e costi energetici sotto pressione
Secondo il presidente Felici, la stretta creditizia e l’aumento dei costi di produzione aggravano la situazione delle micro e piccole imprese piemontesi:
“A giugno di quest’anno i prestiti alle imprese fino a 20 dipendenti sono diminuiti del 4,7% rispetto allo stesso periodo del 2024. Il Piemonte si colloca al quarto posto tra le regioni più penalizzate dai costi energetici, con 181 milioni di euro di extra-costi per le micro e piccole imprese rispetto alla media europea. A ciò si aggiungono il caro materiali e la debolezza della domanda interna, frutto del progressivo impoverimento della popolazione”.
Felici sottolinea inoltre come il calo della programmazione degli investimenti e il peggioramento della regolarità negli incassi possano causare crisi di liquidità e frenare l’innovazione nei processi produttivi, nell’acquisto di nuovi macchinari e nell’ammodernamento dei luoghi di lavoro.
“Tutto questo pesa sulle Pmi, che riducono drasticamente la loro capacità di restare competitive e di esprimere il proprio valore”.
Lieve miglioramento sul fronte occupazionale
Nonostante il quadro generale resti difficile, si registrano deboli segnali di miglioramento. Le previsioni occupazionali salgono da -6,17% a -4,62%, mentre l’ipotesi di assunzione di nuovi apprendisti, pur restando negativa, migliora di quasi quattro punti (da -20,96% a -17,34%).
Il saldo relativo all’acquisizione di nuovi ordini passa da -14,44% a -11,27%, evidenziando un lieve recupero.
“Questi dati – aggiunge Felici – mostrano timidi segnali di ottimismo, ma non sufficienti a invertire il trend. È necessario un deciso cambio di passo per sostenere le imprese e rilanciare la crescita”.
L’indagine, realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte, è stata condotta tramite questionario telematico su un campione di 2.250 imprese appartenenti ai comparti della produzione e dei servizi, rappresentativi del tessuto artigiano regionale.





