Nel Biellese i veicoli a propulsione muscolare, supportati da un motore elettrico, sono sempre più diffusi e rappresentano ormai una presenza quotidiana. La mobilità elettrica è entrata stabilmente nella vita di tutti i giorni, ma crescono gli utilizzi impropri, specialmente per i mezzi a due ruote. Alle biciclette a pedalata assistita si affiancano i monopattini e il bike sharing, strumenti che hanno cambiato le abitudini di spostamento e vengono incontro alle necessità dei giovani non dotati di mezzo proprio, o dei rider che effettuano le consegne, particolarmente diffusi sul territorio. Riduzione dell’inquinamento atmosferico, maggior movimento fisico (con notevoli benefici per la salute personale e per il benessere ambientale) e minor traffico, sono i benefici di una sola faccia della medaglia.
Accanto ai netti vantaggi emerge l’utilizzo improprio di strumenti utili, ma ancora poco controllati. Bici elettriche all’apparenza in regola, risultano muoversi con gran rapidità e, talvolta, senza la necessità di mettere i piedi sui pedali. “Biciclette a pedalata assistita” si distinguono dai motorini elettrici, ma è facile imbattersi in biker che miracolosamente viaggiano senza pedalare.

Limiti di velocità, targa e assicurazione non sono un optional, ma un obbligo di legge: secondo l’articolo 50 del Codice della Strada, una bicicletta a pedalata assistita è tale solo se il motore non supera i 250 watt, si attiva esclusivamente mentre si pedala e interrompe l’assistenza oltre i 25 km/h. In caso contrario il veicolo ricade tra i ciclomotori: deve essere omologato, targato e assicurato. La manomissione tramite kit (spesso facilmente accessibili), o la rimozione dei limitatori, lo rende di fatto un mezzo non autorizzato a circolare come semplice bicicletta. Le sanzioni vanno dal sequestro del veicolo a multe di migliaia di euro, ma i controlli biellesi non sembrano intimorire gli impavidi utilizzatori.
Negli ultimi mesi diversi cittadini hanno riferito di biciclette elettriche in grado di affrontare le salite senza pedalata, o di procedere in centro città a velocità incompatibili con il contesto urbano. L’impressione, confermata da osservazioni dirette, è che il fenomeno non sia episodico. Le implicazioni, sul piano della sicurezza, sono già state evidenziate in passato: freni e telai progettati per velocità limitate non garantiscono stabilità né spazi d’arresto adeguati; il bike sharing non è dimensionato per il trasporto di più persone e i cestini porta oggetti non sono certo il luogo ideale in cui infilarsi a mo’ di trasportino.

La tematica, già ampiamente dibattuta a seguito dell’utilizzo improprio di tali mezzi, si estende al settore del food delivery. In passato ad alcuni rider erano stati effettuati controlli sulle biciclette elettriche in dotazione e in tre casi erano state riscontrate delle irregolarità: due operavano con account intestati ad altri e una bici elettrica modificata è stata posta sotto sequestro. Evidenti pressioni economiche, e legate ai ristretti tempi di consegna, sembravano aver indotto i corrieri a forzare le regole, ma ciò non ne esclude la pericolosità.

A seguito dei numerosi incidenti causati dai monopattini elettrici, dopo anni di incertezze e perplessità, la normativa è stata aggiornata: casco obbligatorio, assicurazione e contrassegno identificativo sono ora requisiti vincolanti. Per le bici la normativa è presente, ma ciò che sembra scarseggiare, anche nell’area biellese, rimangono i controlli. Il quesito rimane: in caso di incidente chi e come risponde?





