Da qualche giorno è stato presentato uno studio condotto dall'Osservatorio Fisco di CNA, e intitolato “Comune che vai, fisco che trovi” (ormai giunto alla settima edizione). Sotto la lente d'ingrandimento, il cosiddetto “Total tax rate” sul 2024, in riferimento alle imprese personali.
L'indagine, che riguarda i 114 capoluoghi di provincia italiani, evidenzia un leggero calo rispetto all'anno precedente: si passa dal 52,8% del 2023 al 52,3% dello scorso anno, con una “mappatura” che scolpisce un Paese a due velocità. Sono notevoli, infatti, le differenze tra le città più virtuose del Nord e quelle meno performanti, quasi tutte collocate nel Sud della Penisola.
In poche parole, le province più efficienti presentano un TTR inferiore alla media nazionale, mentre quelle più in difficoltà devono fare i conti con percentuali al rialzo rispetto al dato di riferimento. In media, le piccole imprese hanno lavorato per il fisco fino al 9 luglio, che rappresenta il “Tax free day”, ovvero il giorno della liberazione dalle tasse, quello in cui l'imprenditore può finalmente smettere di produrre beni e/o servizi per ottemperare agli adempimenti fiscali. A titolo esemplificativo, questa speciale classifica di merito è guidata da Bolzano: il capoluogo dell'omonima provincia autonoma del Trentino Alto Adige vanta il minor “TTR”, che si attesta sul 46,3%. Al contrario, il fanalino di coda è Agrigento, con una pressione fiscale complessiva che arriva al 57,4%.
Per condurre in modo corretto questo tipo di indagine, sono stati utilizzati dei parametri fissi: il rapporto dell'Osservatorio di CNA contempla un’impresa-tipo rappresentativa. Nello specifico, si tratta di un’impresa individuale che utilizza un laboratorio artigiano di 350 mq e un negozio di proprietà destinato alla vendita di 175 mq, con valori immobiliari di 500mila euro in tutti i comuni, ricavi per 431mila euro e un reddito d’impresa di 50mila. Le discrasie territoriali riflettono in particolare le addizionali regionali e comunali sul reddito, l’IMU e l’imposizione per raccolta e gestione rifiuti. Il rapporto inoltre rileva che il livello di tassazione è più elevato nelle province dove è minore l’efficienza della gestione e della qualità dei servizi offerti a cittadini e imprese. Fino a qui il metodo. Poi c'è un “quasi”, che ci riguarda molto da vicino... Lo avevamo utilizzato poco più sopra, a proposito del fatto che, solitamente, esiste una simmetria tra “TTR” più alto e province del Meridione. L'eccezione conferma la regola e lo è la provincia di Biella.
Il capoluogo laniero è al 111 posto della classifica, il quartultimo, con un TTR al 56,7% e un Tax free day che arriva dopo ben 208 giorni di lavoro (cade il 26 luglio), a fronte dei 152 giorni utili per i consumi personali. Per capirci, tra le grandi città Milano è in 18ª posizione con una pressione complessiva al 50,5% che consente di smettere di lavorare per il fisco il 3 luglio, a Palermo il Tax free day è il 7 luglio (46ª in classifica), il 12 luglio a Roma e Genova, il 15 a Torino che mostra un Total tax rate al 53,9%, il 17 a Firenze, il 19 luglio a Napoli mentre a Bologna si deve attendere fino al 23 luglio.
Tuttavia, occorre anche sottolineare un dato altrettanto importante: nel 2018 il Ttr, a Biella, era al 66,4% e il Tax free day era fissato al 30 agosto. Oggi parliamo quindi di quasi 10 punti percentuali in meno, che testimoniano come le amministrazioni locali (e non solo quelle, ma via via a salire verso politiche di più ampio respiro) abbiano avuto il merito di riuscire ad invertire la rotta. «Un Osservatorio che non lascia spazio a dubbi: dal 2019 ad oggi la pressione fiscale è cambiata, ma resta ancora troppo elevata - sottolinea Valentina Gusella, Direttrice di CNA Biella -. È evidente quanto siano necessarie azioni concrete per sostenere le imprese, non con interventi una tantum o agevolazioni estemporanee, ma attraverso vere riforme fiscali, pensate e adeguate ai tempi che stiamo vivendo». «Misure come la rottamazione quinquies devono essere riservate a chi, pur avendo dichiarato correttamente le imposte, non è riuscito a versarle. In questi casi, sono necessari piani di rientro sostenibili, commisurati alla reale capacità economica dell’impresa, per restituire serenità e liquidità agli imprenditori», continua la Direttrice.
E conclude: «Anche il regime forfettario va ripensato: non è l’innalzamento dei limiti la vera priorità, ma un sistema di imposizione più equo. Questi sono solo alcuni esempi di interventi possibili, che possono contribuire a ridurre in modo strutturale il carico fiscale e generare benefici concreti anche a livello locale».
Andrea Valentini, Presidente di CNA Biella: «I dati dell’Osservatorio CNA sul Fisco confermano ancora una volta quanto il peso della tassazione continui a gravare in modo significativo sulle spalle delle micro e piccole imprese. A Biella, nel 2024, la pressione fiscale sulle imprese supera il 56%, un dato superiore alla media nazionale. Numeri che parlano chiaro: le nostre imprese, nonostante la straordinaria capacità di resistere alle difficoltà economiche e di creare valore per il territorio, si trovano a lavorare per il fisco fino al 26 luglio. Significa che solo da oltre metà anno possono iniziare a produrre reddito effettivo per sé stesse. Questo non è più sostenibile».
«La nostra visione per il territorio è chiara - spiega il Presidente della territoriale biellese -. Favorire gli investimenti e alleggerire il peso che grava su chi lavora, crea impresa e occupazione. È fondamentale colmare i divari territoriali: non è più accettabile che, a parità di attività e fatturato, un’impresa venga penalizzata solo per il luogo in cui opera. Il fisco deve diventare un alleato della crescita, non un ostacolo. Per questo chiedo con urgenza un dialogo con l’Amministrazione e con tutti gli attori strategici del nostro Biellese, per costruire insieme politiche di sviluppo più sostenibili e orientate alla crescita».





