Giovanni, quanti anni ha e da quanto tempo corre?
Ho 57 anni e ho iniziato a correre nel 2016. E’ sempre una grande soddisfazione partecipare al Tor ed è uno dei motivi per cui ho cominciato. Inoltre, avevo anche amici che partecipavano e questo è stato motivo di curiosità e attrazione.
Ha partecipato altre volte al Tor?
Ho partecipato altre tre volte, sempre al Tor 330. Durante la prima esperienza, mancavano 60 km alla fine, ma mi sono ritirato a causa di un problema al tibiale. La seconda volta, in concomitanza con il Covid, abbiamo avuto particolare difficoltà ad allenarci. Mentre, l’ultima, nel 2022, è andata bene. Nel giro di 139 ore, ho tagliato il traguardo e sono ancora molto soddisfatto e contento di questo risultato.
In una gara come il Tor, è più importante la mente o il corpo?
Entrambe. Senza il corpo e la mente, non puoi andare avanti. Ci vuole la salute, la motivazione e la coscienza dell’avventura alla quale si va incontro. Bisogna essere anche preparati e vivere nel migliore dei modi questa esperienza. Quest’anno, punto a finire il Tor e migliorare il tempo dell’ultima volta. Vorrei stare sotto le 130 ore. In ogni caso, nella mia mente, io sono già iscritto al Tor dei miei sessant’anni, che rappresenta il mio obiettivo finale.
A tal proposito come si sta preparando al Tor?
Io sono convinto che una preparazione seria debba iniziare, ancor prima di iscriversi. Ci si deve allenare con l’intenzione di essere sorteggiati oppure si può direttamente partecipare ad una delle loro gare, che ti fanno ammettere di diritto al Tor.
Dal 2022, ho inserito tra i miei allenamenti anche la piscina, oltre alla corsa. Mi permette di aiutare il corpo, soprattutto le spalle e il movimento delle braccia. Inoltre, mi porta sollievo, perché non carico troppo ginocchia e caviglie. Di solito, faccio 2000 metri, quindi circa ottanta vasche. Questo mi serve per alleggerire la mente e rilassare il corpo, anche quando ho problemi fisici.
Il Tor rappresenterà una sfida con se stessi?
Una competizione simile rappresenta sempre un gioco, che facciamo con noi stessi. E’ una gara diversa da qualsiasi trail, è un Endurance puro, che richiede resilienza e testa. La mente ci dice: “Facciamo meglio rispetto alla volta scorsa”. Oltre a ciò, ci vogliono la salute e le gambe, che devono resistere per così tanti chilometri. Bisogna sperare che il tempo sia sereno, perché le temperature incidono molto. Ogni anno, il Tor è diverso, soprattutto per motivi meteorologici.
L’allenamento in montagna è determinante?
Sicuramente, altrimenti sarebbe veramente difficile affrontare il Tor e i 25.000 metri di dislivello. Questa preparazione ti rende più tranquillo, specialmente in condizioni particolarmente estreme. Oltre ad essere un allenamento fisico, è anche mentale.














