Non bastano radici profonde e chiome possenti per essere definiti "monumentali". Serve la capacità di resistere al tempo, di attraversare la storia e, soprattutto, di raccontarla. Gli alberi monumentali sono molto più che presenze vegetali eccezionalmente longeve: sono architetture viventi, elementi del paesaggio che racchiudono memoria, biodiversità e cultura.
«Più un albero è vecchio, più è importante per la biodiversità», spiega Samuele Ratti, giardiniere e arboricoltore specialista nella cura del verde. «Si può dire, semplificando, che un albero non rappresenti un singolo individuo, ma una moltitudine. Ospita insetti, uccelli, microrganismi, muschi, funghi e più l'albero invecchia e diventa più grande, maggiore sarà il numero di organismi che potrà ospitare. La sua presenza tiene in vita un intero “piccolo” ecosistema. Se lo perdiamo, non perdiamo solo un albero, ma tutto ciò che gravita attorno a lui».
Secondo la normativa italiana, si definiscono monumentali quegli alberi che si distinguono per dimensioni eccezionali, età avanzata, rarità botanica, valenza storica o paesaggistica. Ma non è solo una questione di misure: un albero monumentale è parte della storia del paesaggio. Parla di chi lo ha piantato, del tempo che lo ha attraversato, di come un territorio è cambiato: «Alcune specie come le sequoie non esistevano in Europa prima della seconda metà dell’Ottocento. Sono arrivate qui dopo essere state scoperte, nel periodo dell’espansione americana. Per quanto inconsueto o paradossale, derivano dall’iconico “Far West”».
«Il Parco di Villa Piazzo, ha tre sequoie di cui una monumentale. È affascinante pensare che siano arrivate in "Europa" pochi anni dopo la loro scoperta nel Nord America. Anche questo è un pezzo di storia, che un albero può raccontare meglio di qualsiasi documento».
Alcuni esempi viventi nel Biellese, si trovano a Pettinengo. Qui, grazie all’impegno del Comune e con il supporto dell’associazione Pacefuturo, sono stati realizzati importanti interventi di manutenzione e consolidamento su quattro alberi monumentali censiti: un Cedro del Libano, una Sequoia gigante e due Araucarie, specie originaria del Cile e dell’Argentina.
Gli interventi sono stati cofinanziati attraverso un bando della Regione Piemonte dedicato alla salvaguardia degli alberi monumentali: «Erano lavori già programmati da tempo – spiega Ratti - Il Cedro aveva bisogno urgente di consolidamento: vent’anni fa erano stati posizionati dei cavi dopo la nevicata che aveva causato la rottura di alcune branche, dopo tutto questo tempo era evidente la necessità di un intervento. I cavi sono stati sostituiti e ne sono stati aggiunti di nuovi».
Oltre al consolidamento, su tutti e quattro gli alberi è stata eseguita la rimonda del secco, cioè la rimozione dei rami morti o pericolanti. Sono state anche condotte ispezioni in quota, salendo sulla chioma per valutare da vicino lo stato degli esemplari. «Questa parte è fondamentale – sottolinea - solo grazie a questo tipo di controllo si può capire cosa succede a esemplari di tali dimensioni. In questo modo possiamo monitorare la situazione, così che i cittadini possano fruirne in sicurezza, oltre a prevedere i lavori futuri. Dobbiamo ringraziare le aziende "Volare e potare" di Silke Battistini e "Effetto terra" di Raffaele Airoldi, per questi interventi».
Una delle novità introdotte è la posa di aree di rispetto attorno agli alberi. Non recinzioni “rigide”, ma protezioni integrate nel paesaggio: «Non volevamo creare barriere. L’idea che volevamo trasmettere è quella del rispetto nei confronti di queste sculture naturali, non per allontanare, ma per riflettere. Anche questo è un modo per diffondere una tutela culturale e non solo tecnica, riducendo al contempo il compattamento del suolo causato dal calpestio».
Il parco, nato nella seconda metà dell’Ottocento, riflette la storia di una comunità e della sua trasformazione: «Molti dei parchi storici del Biellese nascono in quel periodo, legati all’espansione del tessile. Villa Piazzo è uno di questi e quegli alberi ne sono la memoria più visibile. All’interno di queste realtà si può spiegare il significato della biodiversità, connessione tra specie, equilibrio ecologico. A partire da questi individui si può parlare di storia, geografia, scienza… osservandoli con i propri occhi».
«Ogni albero protetto e in salute è una porzione di storia che scegliamo di tenere con noi», conclude Ratti. Una scelta che non riguarda solo chi vive oggi quel parco, ma anche chi lo vivrà domani.
























