LINK - 23 maggio 2025, 07:00

I materiali per la protezione delle strutture: resistenza chimica e meccanica

I materiali per la protezione delle strutture: resistenza chimica e meccanica

La durata delle opere civili e industriali dipende in larga misura dai materiali impiegati per la protezione delle superfici. Il calcestruzzo, l’acciaio e altri elementi strutturali possono essere messi a dura prova dall’esposizione agli agenti atmosferici, ad aggressivi chimici e a sollecitazioni meccaniche. Esistono rivestimenti performanti, che devono sempre essere applicati con tecniche adeguate, che consentono di prolungare la vita utile delle infrastrutture, in modo da ridurre costi di manutenzione e fermi impianto. Quali sono, quindi, i principali sistemi protettivi e quali possono essere i vantaggi offerti da queste tecnologie in termini di resistenza chimica e meccanica?

Poliurea: barriera elastica ad alte prestazioni

La poliurea è un formulato bicomponente privo di cariche minerali, plastificanti e solventi che produce una membrana elastomerica a comportamento isotropo, che si caratterizza per elevatissima resistenza meccanica e chimica.

Se vuoi approfondire tutti gli aspetti di questa soluzione, contatta Krypton Chemical Italia per ottenere consulenza tecnica e un preventivo personalizzato in funzione del ciclo di applicazione previsto. Da anni l’azienda sviluppa formulati caratterizzati dalla velocità di posa e da proprietà meccaniche di primo livello. La poliurea, ad esempio, diventa una soluzione di riferimento per coperture, rivestimento di tetti, vasche di contenimento, pavimentazioni industriali e manutenzione di infrastrutture.

Come scegliere il materiale protettivo

La scelta del rivestimento deve basarsi, per prima cosa, su un’analisi precisa delle sollecitazioni che si potrebbero verificare. Tra i parametri da considerare ci sono:

  • il tipo di agente chimico: acidi, alcali e idrocarburi, ad esempio, richiedono formulati con caratteristiche specifiche;
  • la temperatura di esercizio: le proprietà meccaniche variano con il calore e bisogna tenere conto dei valori limite per una corretta elasticità nel tempo;
  • i movimenti strutturali previsti: i giunti e le fessure impongono l’uso di membrane sviluppate appositamente per proteggere le strutture anche in queste situazioni;
  • il tempo disponibile per la messa in opera: nei reparti produttivi che non possono fermarsi per molto tempo, la polimerizzazione rapida della poliurea è spesso decisiva.

Se si valutano questi fattori in fase di progettazione, si possono evitare soluzioni costose e correttivi prima della realizzazione.

Le pratiche di applicazione e manutenzione

Il rivestimento deve sempre essere applicato in condizioni ottimali, secondo le indicazioni dell’azienda di produzione riportate sulla scheda tecnica di ogni prodotto. Alcuni passaggi assolutamente da compiere riguardano la pulizia dello strato sottostante, il controllo dell’umidità residua e la corretta preparazione meccanica.

L’applicatore, in possesso dell’attestazione di formazione per l’uso di diisocianati (livello avanzato) deve monitorare i parametri dell’apposita macchina proporzionatrice Bi-Mixer così come temperatura e umidità relativa dell’aria, per ottenere una membrana di qualità e la corretta adesione del rivestimento al supporto. Dopo la posa, è bene predisporre un piano di manutenzione programmata, che comprende ispezioni visive e test di aderenza, per fare in modo che la protezione rimanga efficace per l’intero ciclo di vita della struttura.

Il futuro dei sistemi protettivi

L’ingegneria dei materiali si sta orientando verso rivestimenti che integrano sistemi di sensoristica. Questo è un aspetto molto importante nell’ambito delle costruzioni, perché sarà un modo efficace per monitorare costantemente lo spessore residuo, la temperatura e la presenza di agenti corrosivi.

I dati raccolti tramite questi strumenti, che vanno a confluire in apposite piattaforme di manutenzione con funzione preventiva, permetteranno agli operatori di programmare gli interventi prima che emerga una problematica, un altro modo utile per ridurre i costi che potrebbero derivare da un fermo impianto.

È verosimile che i formulati di prossima generazione riescano a mettere insieme queste capacità tecnologiche con le materie prime bio-based, già utilizzate da alcune aziende per la produzione di sistemi protettivi dalla grande efficacia. L’obiettivo è quello di rispondere contemporaneamente alle esigenze di sicurezza e sostenibilità.

Proprio quest’ultimo punto deve essere considerato con attenzione, perché l’impatto ambientale di un progetto di protezione strutturale non termina nella fase di produzione: deve essere valutato lungo tutto il ciclo di gestione.

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