Copertina - 01 maggio 2024, 00:00

Ugo Nespolo: Artista intellettuale e grintoso che mette al primo posto la coerenza delle proprie idee

"Vedo Biella come una sorta di incompiuta, grandi potenzialità ma inespresse"

go Nespolo: Artista intellettuale e grintoso che mette al primo posto la coerenza delle proprie idee

go Nespolo: Artista intellettuale e grintoso che mette al primo posto la coerenza delle proprie idee

Ugo Nespolo è un’icona, le sue opere, che sono un trionfo di vita e di colori, le trovi dappertutto, in metro a Torino, all’ingresso di Biella, nel Palazzo della Regione, è un’apoteosi cromatica che ti ispira e ti rilassa. Biella e il biellese hanno generato sempre tanta passione e tanto amore per l’arte; uno dei suoi figli prediletti è proprio lui Ugo Nespolo. La sua mason è a Torino, ma non si tratta di un alloggio, bensì un'unica bottega/fabbrica in cui ti perdi ammirato tra opere che sembrano improbabili a volte, ma che ti danno una visione della vita carica di passione. Anche prendere un caffe col Maestro diventa un esercizio per ammirare l’ospitalità ed essere assiso in un luogo che trasuda cultura e conoscenza.

Ugo ti senti biellese?

Biella, o per meglio dire Mosso, rappresenta la mia infanzia, i miei ricordi da bambino, sono nato nel 1941 e lì, nel centro di Mosso, vivevo in una casa che si estendeva su vari piani. Il mio gioco e la mia passione era la soffitta dove facevo le mie prime marionette e i miei teatrini, ho sempre avuto un debole per le rappresentazioni. Ero poi bravo a raccontare storie, pensa che nel dopoguerra, quando arrivavano le compagnie teatrali nei paesi di provincia, ero l’attore bambino che cercavano, e quindi andavo in scena, ho molti ricordi positivi di quel periodo.

Ma com’era Mosso negli anni 50?

Un paesino allegro, molto vivo, con ristoranti, un albergo e risiedevano lì 3000 abitanti, insomma un centro ricco, purtroppo poi tutte realtà che sono sparite. I miei si sono ritrovati a Mosso, mia madre marchigiana era venuta ad abitare in quel centro con la sorella, mio padre, di Alessandria, era invece venuto a Biella per lavoro

Come la vedi Biella oggi?

Forse un po’ come una sorta di incompiuta, grandi potenzialità ma a volte inespresse, penso al Museo del Territorio, una grande idea, geniale nella sua logica, poi purtroppo lasciata andare, mentre invece aveva un grande pregio. Io ho sempre mantenuto un legame con la realtà biellese penso ad esempio ai fratelli Fileppo, dell’azienda Filcrosa, che si erano appassionati al mio lavoro  

La cultura può essere una chiave di lettura del territorio?

Le ricette perfette non esistono, ma credo, che qualsiasi sia il progetto di sviluppo di un territorio debba avere una continuità nel tempo; le operazioni spot invece non hanno futuro, perché durano lo spazio di un momento, ma se non hanno radici corrono il rischio di essere abbandonate senza futuro. La continuità è la giusta chiave di lettura.  

A proposito delle tue opere in Sala Trasparenza al Grattacielo delle Regione campeggia la tua Allegoria?

L’arte non deve essere solo un’esclusiva museale, deve essere parte integrante della vita di tutti i giorni. L’allegoria rappresenta una sorta di biglietto da visita del Piemonte, le sue peculiarità e i suoi simboli sono un tratto distintivo, io li ho solo riportati e tratteggiati per dare colore alla nostra storia, una sorta di carta d’identità.

Un’arte alla portata di tutti?

L’arte deve essere considerata come un oggetto qualsiasi della società, non deve avere un ruolo e un valore elitario ma deve diventare parte integrante della cultura della vita di ogni persona.

Una parola che può identificare l’arte oggi?

Guarda ho realizzato un gonfiabile che trae spunto e rivisita l’opera di Rodin: Il Pensatore ed è collocato all’ingresso dell’Università IULM in occasione della Milano Design Week 24, un’opera d’arte quella che ti fa riflettere e che ti fa pensare che ci sia una relazione con il mondo attuale e con il pensiero. Un’arte che non deve essere solo teorica ma anche reale. Quindi tornando alla domanda posso dirti: pensare, riflettere e conoscere, una trilogia di verbi che può identificare al meglio il mondo che ci circonda.

Sei affezionato alle tue opere e quale ti ispira maggiormente?

Tutte hanno una loro storia e un percorso, al momento, guardando qui nel mio studio, mi piace molto, quella tratteggiata di grigio che mi riporta all’esperienza newyorchese degli anni Sessanta, potrei anche dirti una frase banale come l’opera che devo ancora realizzare, ma non è nel mio stile

Intelligenza artificiale strumento utile o che spaventa?

Picasso diceva che le macchine e i computer sono inutili perché non sono capaci a fare domande ma danno solo risposte, io invece ritengo che possa essere uno strumento valido e di aiuto e sostegno all’uomo ma come suggeriva Steve Jobs dipende sempre dall’uomo la funzionalità della macchina. 

Giuseppe Rasolo

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