“Mio figlio non vuole più uscire di casa, e come lui anche altri bambini”, racconta una mamma che abita nel palazzo a fianco a dove è stato è stato trovato il cadavere di Gabriele Maffeo nel cassonetto.
Da oasi felice, ora il clima nella zona non è più lo stesso. Solo il tempo aggiusterà le ferite. “Non gli avrei raccontato che cosa era accaduto - prosegue la mamma -, solo che nel pomeriggio lo avevo accompagnato a un compleanno, e intorno alle 19 siamo arrivati davanti a casa e non ci lasciavano entrare. E chi era dentro non poteva uscire. La Polizia non diceva nulla, ma ormai il fatto era noto e tutti, attorno ne parlavano, e mio figlio come altri ha sentito tutto e si è spaventato. Per tranquillizzarlo l'ho portato via e siamo tornati verso le 23. Finalmente verso le 23,30 ci hanno lasciati entrare in casa, ma sembrava di vivere un incubo. E mio figlio adesso non vuole più uscire di casa da solo, a giocare con gli atri come hanno sempre fatto e in giardino, e continua a chiedermi perchè hanno ucciso quell'uomo, e di notte dorme male”.
Nella voce della donna trapela agitazione e spavento: “Siamo tutti scossi – continua la donna - . Era l'unico palazzo in questa zona dove ancora non era successo nulla”.
Alla domanda se qualcuno ha visto qualcosa la risposta è che: “In tanti hanno notato portare davanti a casa nostra un cassonetto che non sappiamo dove sia stato preso, noi abbiamo i bidoncini, e chi l'ha portato li conoscevamo. Abitano qui. In tanti hanno visto che lo hanno rovesciato a terra e ci hanno messo dentro un sacco grosso a fatica, verso le 10 del mattino, e qualcuno ha azzardato la battuta o hanno svuotato la cantina o c'è un cadavere lì dentro, ma da lì, a pensarlo davvero ne corre”.
Anche dove sono stati stati sotterrati i vestiti insanguinati e una pala che hanno usato le persone fermate per l'omicidio, hanno visto tutti. “Eravamo tutti lì a vedere cosa stavano facendo questi ragazzi, ma sono cose che vanno al di là di ogni immaginazione. Li abbiamo anche visti al mattino, due dei fermati, e alle 12 passeggiavano davanti a dove avevano già messo il cadavere e scherzavano con noi dicendo che i nostri figli erano educati perchè salutavano. Ma come si può essere così? ”.