Riceviamo e pubblichiamo:
"Stiamo vivendo anni di forte crisi. E’ sulla base di queste evidenti premesse che domenica sera Irene Tinagli ha illustrato al Museo del Territorio, assieme al Pd Biellese, l’attualità dell’Europa e la sua forte presenza nella nostra quotidianità.
Quelli appena trascorsi sono stati anni in cui l’Europa è intervenuta in modo massiccio con provvedimenti e direttive che hanno portato forti aiuti alle imprese. Come vado dicendo da tempo, il lavoro è il tema principale sul quale ruota tutto e quando la crisi è diventata pesantissima dall’Europa sono arrivate risorse economiche che hanno sostenuto la liquidità delle imprese, che hanno consentito di attivare il blocco dei licenziamenti e supportato gli investimenti con Next Generation EU.
Stare dalla parte delle imprese ha significato aiutare e sostenere le famiglie in uno dei peggiori momenti della storia recente. All’importante contributo fornito in Europa per apprestare forme di protezione contro le drammatiche conseguenze della pandemia, persone come Irene Tinagli sono oggi costantemente al lavoro per trovare soluzioni alla crisi energetica che sta sconvolgendo i Paesi europei. La proposta di mettere un tetto europeo al prezzo del gas continua infatti a trovare fermi oppositori, come ad esempio l’Ungheria di Orban (amico di Salvini e Meloni). Troppo facile la politica dei tweet e degli annunci ai quali ci ha abituato la destra. Il PD anche in Europa lavora a “testa bassa” per trovare soluzioni reali, mentre i parlamentari europei dei partiti di destra disertano le riunioni e le commissioni. Questi brevi esempi sono importanti per riflettere sulle questioni che toccano tutti noi cittadini e per capire l’importanza del nostro prezioso voto che deve essere rivolto a favore di persone di cui dobbiamo poterci fidare. Affidare invece il nostro voto a chi vive di slogan o a chi non crede nel lavoro e nell’importante ruolo di questa classe dirigente europea è un azzardo, che espone il nostro Paese a gravi pericoli.
La crisi del nostro Continente non è per nulla finita: oggi l’Europa fa infatti i conti con le gravissime conseguenze di una guerra ai suoi confini. Un’assurda guerra che sta, volendo o non volendo, condizionando tutti noi. Oggi siamo entrati in un’altra fase della storia. La guerra, che si aggiunge alla crisi climatica, ci portano a ragionare su un cambiamento epocale che, come ha ben spiegato Irene Tinagli, deve rivedere l’assetto dell’Europa: partendo dal come realizzare interventi diretti per spostare l’Europa più sul Mediterraneo. L’Europa sta cambiando a causa di molteplici cambiamenti socio-economici e culturali, ma anche in conseguenza dei cambiamenti climatici. Basta dover affrontare problemi comuni per fare dell’Europa un continente unito? Purtroppo no.
E’ necessario fare un passo in avanti, in un contesto in cui tutti i problemi sono sempre più globali e le imprese sempre più internazionali. Il PNRR, piano nazionale di investimenti finanziato dal Next Generation EU è un fondamentale strumento di rilancio dell’Italia. Chiedere che venga modificato, come sta facendo qualcuno, può essere esiziale e portare a vanificare il grande lavoro svolto sino ad oggi dal Governo Draghi per ottenere dall’Europa i soldi necessari al nostro Paese per rilanciarsi.
Bisogna tuttavia andare avanti nella strada intrapresa dall’Europa e guardare a nuove opportunità come il Recovery EU. Nuovi pacchetti di risorse comunitarie da utilizzare per la sicurezza energetica dei Paesi, misure pensate e realizzate in un bilancio post covid e, ce lo auguriamo tutti, post guerra. In altre parole stanno cambiando i paradigmi europei e l’Italia deve essere capace di svolgere un ruolo centrale come fatto in questi mesi. I cambiamenti che ci attendono non si governano con i comizi. E’ stato modificato il patto di stabilità, ma oggi il tema riguarda già un patto di sostenibilità, per poter affrontare insieme la crisi non solo energetica che stiamo vivendo. L’Europa dovrà farsi carico di un debito non indifferente per sostenere i suoi Paesi membri. Eppure in pochi sembrano rendersene conto, così come non ci si rende opportunamente conto di quanto oggi l’Europa sia fondamentale, anche nel quadro geopolitico mondiale.
Bisogna pensare al futuro dei ragazzi che avranno 20 anni nel 2050. Non è solo pensando alle pensioni che costruisce e si difende il futuro dei nostri giovani.





