Niente lunghe fila di persone davanti alla mensa o al dormitorio come nelle grandi città. A fare le spese dell'emergenza Covid nel Biellese è il ceto medio, che sempre di più rispetto a prima si rivolge anche solo agli uffici comunali per chiedere un piccolo aiuto. <Negli ultimi mesi i contatti con i nostri uffici sono aumentati in maniera considerevole – spiega l'assessore alle Politiche Sociali del Comune di Biella Isabella Scaramuzzi - . Tante persone telefonano per dirci che non riescono a pagare le bollette per esempio, perché un membro della famiglia ha perso il lavoro. Tante fino a questo momento non le conoscevamo nemmeno, perché con il Covid quella stabilità sul filo del rasoio che prima avevano, adesso non ce l'hanno più. E ce ne sono ancora tante che hanno quasi timore a chiederci aiuto perché quasi si vergognano a farlo perché non ne hanno mai avuto bisogno>.
Dalle 80 persone che venivano servite prima della pandemia, ora a sedersi nei locali della mensa del Pane Quotidiano a Biella invece ne sono rimaste meno della metà. Altri, ma che si contano sulle dita di due mani, ritirano i piatti caldi da portare via. In tutto oggi sono solo più una quarantina le persone che ogni giorno si rivolgono alla mensa in via Novara. E a cercare di dare una risposta al calo di frequentatori del servizio è il direttore di Caritas Biella Stefano Zucchi: <Rispetto ad altre realtà come le grandi metropoli dove ci sono addirittura code fuori dalle mense, a Biella la situazione è diversa per più fattori>. Tra questi il Green Pass, ma soprattutto per capienza massima legata agli spazi e al distanziamento necessario che il centro segue scrupolosamente come ogni altra indicazione di prevenzione dell'Asl. <La mensa è equiparata a un ristorante perché si serve cibo – spiega Zucchi - . Motivo per cui può pranzare dentro solo che ha il certificato. Noi abbiamo seguito molte persone che vengono qui per dirle di vaccinarsi, a chi rivolgersi. Abbiamo ascoltato tutti i frequentatori abituali e selezionato quelli più in difficoltà sulla base di una serie di indicatori, tra cui, in primis, l'avere o meno un'abitazione. Ma non sono in mezzo a una strada, sono seguite da altre realtà come i consorzi, gli empori e i gruppi caritativi. La vera forza di questo momento è la rete che si è creata nel territorio. Ma questo significa anche che la situazione di povertà estrema a Biella è stabile. Non ci sono stati licenziamenti di massa. Per fortuna non c'è stata una chiusura troppo importante di attività, e il reddito di cittadinanza ha aiutato molto in certi casi>. Gli empori hanno fatto un buon lavoro. <Abbiamo allargato moltissimo le maglie- commenta il direttore – adesso dovremo anche rivederle proprio perché, per fortuna, non siamo più in condizione di emergenza come prima>. Poi il Biellese è una provincia di pensionati: <Il reddito di molte persone non è cambiato – continua il direttore di Caritas – proprio perché non lavorano già più>. Con la pandemia a cambiare è stata però la funzione sociale della mensa. <Tante persone non vengono più anche perché venivano per scambiare due parole perché sono sole. Adesso magari vanno anche nelle parrocchie, perché cercano qualcuno con cui poter stare per passare la giornata>.





